martedì 14 agosto 2012
Siamo arrivati a Finisterre (Fisterre secondo la toponomastica locale) ieri sera sotto una tempesta di pioggia e vento. La costa, l'estremo lembo occidentale dell'Europa, era avvolta nella nebbia.
Abbiamo posteggiato il camper al porto, affianco ad altri quattro o cinque v.r. (al solito, quasi tutti spagnoli e francesi: un solo italiano oltre a noi) in attesa che il tempo migliorasse.
Preso atto che la pioggia non accennava a smettere, abbiamo deciso di cenare e rinviare la visita al paese. La cambusa però era vuota, così per rifornirci di viveri ci siamo portati in paese, impostando nel navigatore le coordinate dell'area di sosta di Capo Finisterre.
E' stata la peggiore idea che potessimo avere: le strade del paese sono strette e tortuose, i balconi bassi e spioventi costituivano una costante minaccia per la mansarda del nostro camper (o viceversa, secondo i punti vista...).
Capo Finisterre è un promontorio selvaggio che ieri sembrava proteso sul nulla: si poteva solo immaginare tra la pioggia scrosciante, al di là delle rocce, l'oceano.
Ciò nonostante alcuni avventurosi camperisti avevano comunque posteggiato il loro veicolo sul bordo della costa: noi abbiamo preferito tornare al più rassicurante (e pianeggiante) porticciolo.
Abbiamo perciò trascorso la notte in compagnia dei pescatori che, a dispetto del tempo, uscivano con le piccole barche per la pesca notturna e i grossisti che sino al mattino hanno affollato il porticciolo coi loro furgoni frigorifero.
Colazione con vista sulla splendida baia, oggi soleggiata, di Fisterre. Ora andiamo a vedere la fine del mondo. Stefano
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