lunedì 13 agosto 2012
Eccoci a Santiago!
Meta del cammino di milioni di pellegrini nella storia e ancora oggi.
La meta, in realtà, è la cattedrale e, in effetti, Plaza de Obradoiro, davanti alla quale si staglia imponente la facciata, è un luogo di festa e contemplazione: ci sono pellegrini che si abbracciano commossi muovendo gli ultimi, finali passi del loro cammino (di questo cammino) e altri, seduti o sdraiati, che contemplano la cattedrale, come rapiti e attratti da questo luogo misterioso.
Il mistero sta, secondo me, proprio nella forza attrattiva del sepolcro di San Giacomo. Quando ho percorso il Cammino nel 2001 nel mio diario ho annotato come “chiamata” questa forza e in questi giorni ripercorrendo in automobile le distanze enormi che separano la grotta di Bernardette dalla cattedrale di San Giacomo ho ripensato a quell'esperienza e so di essere stato condotto lì, esattamente come gli altri pellegrini, indipendentemente dalla consapevolezza che se ne abbia...
In un tratto del Cammino, un po' prima di Santo Domingo de la Calzada, una poesia, scritta sul muro di un edificio, dice appunto questo:
“Polvo, barro, sol y lluvia
es Camino de Santiago.
Millares de peregrinos
y más de un millar de años.
Peregrino, ¿Quién te llama?
¿Qué fuerza oculta te atrae?
Ni el Campo de las Estrellas
ni las grandes catedrales.
No es la bravura navarra
ni el vino de los riojanos
ni los mariscos gallegos
ni los campos castellanos.
Peregrino, ¿Quién te llama?
¿Qué fuerza oculta te atrae?
Ni las gentes del Camino
ni las costumbres rurales.
No es la historia y la cultura
ni el gallo de la Calzada
ni el palacio de Gaudi
ni el Castillo de Ponferrada.
Todo lo veo al pasar
y es un gozo verlo todo
mas la voz que a mi me llama
lo siento mucho más hondo.
La fuerza que a mi me empuja
la fuerza que a mi me atrae
no sé explicarla ni yo
¡Sólo el de Arriba lo sabe!.”
E.G.B.
Stefano
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