domenica 6 luglio 2014
Venerdì 4 e sabato 5 luglio 2014 - Oggi come oggi le persone sono attratte da quel misterioso schermo chiamato televisione; se vai in TV sei famoso: è la regola! Eccoci infatti sulle rive del lago di Braies dove una cinquantina di persone è riunita soltanto da circa tre o quattro ore per chiedere autografi e foto a Terence Hill che era l’ultimo rimasto al lago di non so quale altra persona famosa solo per stare davanti a una videocamera e far finta di essere chi non è. Il giro al lago non è possibile per il Telefilm che stanno girando stasera: no problem, lo faremo domattina e così torniamo al camper e ci mettiamo a dormire. La nostra non è una vera e propria area di sosta, ma è un parcheggio, tra l’altro per auto, ma pagando sei euro – ci dicono dei nostri nuovi amici portoghesi anche loro con un camper artigianale, costruito da loro suppongo - si può stare anche con il camper giorno e notte.
Ci svegliamo e gli auguri per l’undicesimo anniversario di mamma e papà sono subito come un punto esclamativo: ESPLOSIVI!!!
Ma… piove! Addio giro al lago e al castello di Rodengo; cosa si fa allora? Bene, deciso, si parte in direzione Bressanone precisamente Acquarena. Un po’ di dubbi iniziali ma poi ci ritroviamo tutti quanti nella prima vasca: quella di acqua salata calda, tanto per abituarci. Poi ci aspettano le piscine esterne, la corrente, l’idromassaggio e la piscina del "grande Blu", lo scivolo interno, il quale viene fatto più volte da me da solo, da mia mamma e mia sorella insieme e da mia sorella da sola, proprio come quello giallo nella piscina esterna, solo che al posto di mia mamma, che si rilassa nella piscina calda di acqua salata con l’idromassaggio, c’è mio papà che lo fa circa tre volte con Ele e poi si degna soltanto di aspettarci giù. In tutte le piscine io tocco quindi l’uso dei braccioli non è necessario, anche se all’entrata c’è ne eravamo forniti anche per me e non solo per mia sorella. Ma tutto ha una fine e così ultime due bracciate, ultimo giro sul "grande Blu" e poi doccia e via.
Prendiamo il camper e andiamo a fare la spesa in un Despar di nostra conoscenza e poi si pranza con un panino a testa: uno perché la sera si andrà al Sunnegg (Hotel – Ristorante) e due per l’ora (le due e mezzo).
Dopo pranzo riposino e partita a calcio con bambini del luogo, mio papà e mia sorella; poi carico e scarico per poi andare a Novacella, dove cerchiamo una messa, ma sono tutte in tedesco. Così torniamo in camper a riposarci e a giocare a Uno. E poi partenza per la cena di gala dei miei genitori dove abbiamo mangiato moltissimo e benissimo e ora dormiamo al parcheggio dell'Acquarena. Buona notte.
Giacomo
venerdì 4 luglio 2014
Le Tre Cime di Lavaredo viste da ogni possibile angolatura. L’escursione di questa mattina ci ha portati dal Rifugio Auronzo al Lavaredo e da lì al Locatelli per quindi rientrare alla base. Abbiamo fatto quindi il periplo delle Tre Cime cambiando continuamente prospettiva non solo delle regine delle Dolomiti ma anche delle montagne e delle valli circostanti.
Siamo partiti di buon’ora, subito dopo colazione. Gli unici escursionisti oltre a noi erano altri camperisti (rocciatori spagnoli) e gli ospiti del Rifugio Auronzo tra i quali si segnalava una nutrita comitiva giapponese (in onore della quale, credo, sventolava fuori dal rifugio la bandiera nipponica) che, come da clichè, era rallentata nella marcia da una serie infinita di scatti particolareggiati.
Neanche il tempo di scaldare i muscoli e si è subito al Lavaredo gratificati dall’aver raggiunto la prima tappa. Con un piccolo sforzo in più si arriva al Locatelli da cui forse si gode la vista più bella. Da lì per tornare all’Auronzo (dal versante opposto) è forse il tratto più impegnativo sia per la lunghezza che per i continui saliscendi. Eppoi avevo promesso a Eleonora che al ritorno, se proprio non ce la faceva, l’avrei presa sulle spalle…
Dopo quattro ore e mezza siamo di nuovo alla base, stanchi, bruciacchiati e affamati. Nel frattempo qui è arrivato il mondo ma noi fuggiamo: ci aspetta, dopo pranzo, il lago di Braies.
Stefano
giovedì 3 luglio 2014
Come si fa a raccontare la meraviglia?
Mentre scrivo, davanti a me, imponente, la Cima Cadin di San Lucano, si accende dei colori del tramonto. Poi toccherà al Cristallo e poi …calerà la notte e dormiremo sotto una trapunta di stelle. Come quella volta a San Juan de La Peña.
È il valore aggiunto delle vacanze in camper ma in questo caso anche, diciamolo, il privilegio di vivere a pochi chilometri da un posto unico al mondo.
Abbiamo raggiunto il rifugio Auronzo (2333 mt.) percorrendo la valle ampezzana da San Vito a Cortina circondati da uno scenario incantevole: sembrava di sognare nell’attraversare tanta bellezza, le montagne così vicine che sembra quasi di poterle toccare…
Da Cortina abbiamo raggiunto Misurina attraverso il Passo di Santa Croce, poi siamo saliti al Rifugio Auronzo attraverso la strada a pedaggio che il camper ha affrontato coraggiosamente, arrancando a un certo punto (povera frizione…) ma alla fine guadagnando la meta tra l’entusiasmo dei bambini.
Ceniamo a canederli tanto per non rovinare l’incantesimo. Fuori ci sono 9 gradi.
Domani giro intorno alle Tre Cime.
Stefano
Se avessi dovuto disegnarla io questa giornata l’avrei fatta proprio così: il cielo azzurro e terso, il sole limpido, la luce che hanno le giornate d’estate dopo il temporale.
Anche il 5 luglio di undici anni fa, quando ho sposato Veronica, il cielo aveva i colori e la luce di oggi: non poteva che iniziare così anche il week end che abbiamo organizzato per l’anniversario di matrimonio.
Sono uscito di casa alle 8,30 per sbrigare le ultime faccende prima della partenza: un salto in studio, di corsa in banca e poi subito a casa per finire di allestire il camper. Uscendo ho visto le montagne, bellissime, nitide all’orizzonte e a quel punto è diventato irresistibile il desiderio di partire…
Siamo a due passi da Pieve di Cadore, in sosta per pranzo nei pressi di un parco giochi. Il camper ti consente di sceglierti lo scenario migliore per mangiare, (a volte) per dormire… perché non approfittarne?
Il camper dei nonni è fantastico: comodo, spazioso, il frigo che si accende senza doversi avventurare in complicati esercizi ginnici… Un vero lusso!
E questa notte, a Dio piacendo, dormiremo a duemila metri, accanto alle Tre Cime di Lavaredo.
Stefano
giovedì 29 agosto 2013
29 agosto – Fano. Abbiamo pranzato in mezzo al nulla, poco lontano da Santo Stefano di Sessanio, a 1200 metri, le nuvole a portata di mano, come sfondo la cornice dei Monti della Laga e il massiccio del Gran Sasso d’Italia. Eravamo i padroni delle valli che dominavamo dall’alto spaziando con lo sguardo dalla Piana di Navelli a L’Aquila. Ancora una volta quel senso di libertà regalato dal camper…
Ora scrivo in riva all’Adriatico: siamo a Fano, sulla strada verso casa. In poco meno di tre ore ho svestito il pile e indossato il costume per uno degli ultimi bagni con i bimbi entusiasti, come sempre, del mare. Siamo ospiti di una chiassosa area di sosta (a cui questa volta non abbiamo voluto rinunciare: è impensabile trascorrere un paio di giorni in spiaggia senza disporre delle docce), affollata di bambini e delle relative famigliole che devono aver trascorso qui le vacanze estive. Il chiasso è aggravato dallo sferragliare dei treni che percorrono la linea adriatica che costeggia il mare e delimita da un lato il campeggio.
Dopodomani saremo a casa e si ricomincia. Con un po’ di magone e, mi pare, più ansia del solito. Con meno propositi, quest’anno, per la ripresa. Ma anche con la tentazione di azzerare tutto, di resettare e ripartire con qualcosa di completamente diverso (sarà per questo che oggi a Santo Stefano non smettevo di fotografare portoni?). Col desiderio di alzarmi la mattina e poter godere della vista dalla camera da letto di Acciano. Con la sensazione, nota, che queste tre settimane siano scappate via senza nemmeno il tempo di assaporarle. Con la nostalgia di Veronica e dei bambini con i quali trascorrerò d’ora in avanti, fino alla prossima vacanza, molto meno tempo di quello che vorrei (tempo che trascorrerò invece con persone, per quanto splendide, di gran lunga meno importanti di loro).
Alla prossima.
venerdì 23 agosto 2013
23 agosto - Villetta Barrea. Abbiamo lasciato Pompei e la Campania con la promessa di tornarci presto, magari già durante le prossime vacanze di Natale. Sarebbe stato bello visitare Napoli ( e assaggiare la pizza in una delle pizzerie storiche del centro). Ci sarebbe piaciuto anche salire al cratere del Vesuvio. E poi con la circumvesuviana si può raggiungere la costiera amalfitana ( e da lì, volendo, imbarcarsi per Capri o una delle altre isole del golfo). Ma si tratta di escursioni fuori dal nostro budget per quest'estate perciò le rimandiamo a un'altra occasione ( l'idea di tornarci per Natale mi affascina: il mare d'inverno lo adoro).
Nell'itinerario di ritorno verso Acciano decidiamo di far tappa al parco nazionale d'Abruzzo (anzi, per essere precisi, "parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise") e così impostiamo il navigatore su Pescasseroli. Ci arriviamo da Cassino, percorrendo una strada meravigliosa, soprattutto nell'ultimo tratto quando la strada si addentra in una foresta di aceri e per alcuni chilometri si viaggia nel bel mezzo di un bosco. Pescasseroli invece è una delusione. Il paesino mi pare volersi atteggiare a Cortina d'Ampezzo del parco: ci sono questi turisti molto chic che passeggiano per il centro e la sensazione che ne ho avuto ė di un posto che cerca di essere elitario, esclusivo. Ci sono dovunque divieti: oltre a quelli, prevedibili, riservati ai camper, ė vietato calpestare l'erba nei giardinetti e portarci i cani... In generale, saremmo stati sfortunati, non ritrovo qui quella cordialità meridionale di cui scrivevo in precedenza. Visitiamo il "Centro Natura" del parco nel quale sono ospitati un orso marsicano, una poiana e un lupo oltre ad alcuni cerbiatti che sono stati soccorsi e curati e non possono, almeno per ora, tornare a vivere in libertà. Il prezzo di ingresso (€ 6 gli adulti, € 4 i bambini) è a mio avviso esagerato in relazione a quello che offre il parco. I bambini però sono entusiasti nel vedere da vicino gli animali e passiamo un'ora davvero piacevole.
Ci rechiamo al punto informazioni turistiche, facciamo incetta di mappe e depliants e decidiamo di cercare un posto per pernottare. Non sarà semplice fare campeggio libero qui: i divieti, non solo di campeggio ma anche di sosta e transito per i camper, fioccano ovunque. La mia impressione ė che si utilizzi a volte come pretesto la tutela dell'area naturalistica per convogliare i turisti verso le strutture ricettive a pagamento della zona. Ci dirigiamo verso Opi e da lì seguiamo le indicazioni per la Val Fondillo; raggiungiamo il parcheggio all'ingresso della valle (noto con fastidio che anche l'area picnic annessa è a pagamento) ma i gestori del bar ci avvisano che i camper non possono sostare lì durante la notte: capita, dicono, che arrivi la guardia forestale e nel cuore della notte ti sveglino e ti facciano sloggiare (questo aneddoto continua a turbare Eleonora che, ogni volta che incrociamo un fuoristrada della forestale, li addita come quelli che vanno a svegliare di notte le persone, peraltro va dicendo che anche lei vuole fare quel lavoro da grande). Raggiungiamo quindi Viletta Barrea e, non lontano dal lago, troviamo un parcheggio dove incredibilmente è autorizzata la sosta dei camper. Ci sistemiamo lì, a due passi da un parco giochi e da una suggestiva passeggiata in riva a un torrente lungo la quale si possono incontrare cervi selvatici e dar da mangiare agli asinelli.
Oggi abbiamo fatto una lunga camminata: cinque ore di marcia - i bambini sono stati bravissimi - sulle pendici delle montagne che sovrastano il lago, picnic sotto una quercia secolare a 1200 metri e ritorno passando da Civitella Alfedena, un grazioso paesino di pietre che assomiglia ad Acciano ma questo è stato tutto restaurato e pullula di alberghi e affittacamere.
mercoledì 21 agosto 2013
21 agosto - Pompei. Gli scavi di Pompei sono una metafora di questo Paese malandato. L'area archeologica è straordinaria: la lava e il tempo hanno custodito quasi intatta una intera città romana, con le case decorate da affreschi unici e preziosi mosaici e le strade col selciato ancora scolpito dalle ruote dei carri. Il sito però è ovunque transennato, le case millenarie sono puntellate e imbragate da impalcature che hanno il compito di contenerne la rovina. Le incisioni più preziose sono state protette (tardivamente) da estemporanei pannelli in plexiglass… Paradossalmente, da quando è stato scoperta, l’antica Pompei, sino ad allora conservatasi nei secoli, è in pericolo.
È un vero peccato, l’ennesimo spreco di risorse che sembra essere l’unica eccellenza italiana rimasta.
Nonostante questa malinconia di sottofondo, che mi accompagna passeggiando lungo quelli che un tempo erano i quartieri dell’antica città, sono meravigliato e emozionato nel trovarmi in questo luogo unico al mondo: mi aggiro per le strade della città immaginando chi vi abitava duemila anni fa, canticchiando De Gregori (Baci da Pompei) e mi sembra davvero di aver fatto un salto nel tempo.
Qui abbiamo escluso di fare campeggio libero, perciò stazioniamo nell’area di sosta della famiglia Ametrano. È una piccola proprietà con una ventina di piazzole, camper service, allaccio elettrico, doccia (fredda). Costa 18 euro per 24 ore. Siamo a circa un chilometro dalla basilica, 1,5 km dall’ingresso degli scavi. Il quartiere nel quale ci troviamo, così come altri della periferia di Pompei, è piuttosto degradato e fatiscente: non ci sono in città i cumuli di spazzatura visti in televisione (ma fuori città, lungo le strade è ancora pieno di immondizia). I proprietari dell’area di sosta, come la maggior parte delle persone che abbiamo incontrato, sono straordinariamente gentili e ospitali (riconosco in queste persone la tipica ospitalità dei meridionali, retaggio ed eredità della loro cultura millenaria).
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