mercoledì 21 agosto 2013
21 agosto - Pompei. Gli scavi di Pompei sono una metafora di questo Paese malandato. L'area archeologica è straordinaria: la lava e il tempo hanno custodito quasi intatta una intera città romana, con le case decorate da affreschi unici e preziosi mosaici e le strade col selciato ancora scolpito dalle ruote dei carri. Il sito però è ovunque transennato, le case millenarie sono puntellate e imbragate da impalcature che hanno il compito di contenerne la rovina. Le incisioni più preziose sono state protette (tardivamente) da estemporanei pannelli in plexiglass… Paradossalmente, da quando è stato scoperta, l’antica Pompei, sino ad allora conservatasi nei secoli, è in pericolo.
È un vero peccato, l’ennesimo spreco di risorse che sembra essere l’unica eccellenza italiana rimasta.
Nonostante questa malinconia di sottofondo, che mi accompagna passeggiando lungo quelli che un tempo erano i quartieri dell’antica città, sono meravigliato e emozionato nel trovarmi in questo luogo unico al mondo: mi aggiro per le strade della città immaginando chi vi abitava duemila anni fa, canticchiando De Gregori (Baci da Pompei) e mi sembra davvero di aver fatto un salto nel tempo.
Qui abbiamo escluso di fare campeggio libero, perciò stazioniamo nell’area di sosta della famiglia Ametrano. È una piccola proprietà con una ventina di piazzole, camper service, allaccio elettrico, doccia (fredda). Costa 18 euro per 24 ore. Siamo a circa un chilometro dalla basilica, 1,5 km dall’ingresso degli scavi. Il quartiere nel quale ci troviamo, così come altri della periferia di Pompei, è piuttosto degradato e fatiscente: non ci sono in città i cumuli di spazzatura visti in televisione (ma fuori città, lungo le strade è ancora pieno di immondizia). I proprietari dell’area di sosta, come la maggior parte delle persone che abbiamo incontrato, sono straordinariamente gentili e ospitali (riconosco in queste persone la tipica ospitalità dei meridionali, retaggio ed eredità della loro cultura millenaria).
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