mercoledì 18 agosto 2021

Re-open Europe

Un anno e mezzo dopo l'inizio della pandemia, diciotto mesi dopo quel 21 febbraio 2020 che ha cambiato per sempre le nostre vite segnandole indelebilmente siamo pronti a ripartire, a varcare nuovamente il confine con il desiderio di conoscere, scoprire, vivere nuovi orizzonti.
È stato difficile rompere gli indugi seppure le condizioni per farlo ci siano: siamo  tutti vaccinati ma programmare una trasferta all'estero è anche quest'anno più complicato del solito. Occorre documentarsi sulle norme vigenti nello Stato in cui ci si vuole recare, quelle per la riammissione in Italia, valutare le eventuali conseguenze di un contagio, contattare le strutture nelle quali si intende sostare per verificare anticipatamente, se possibile, la disponibilità di posti e le regole per accedervi...
Ma è più forte il desiderio di ritornare alla normalità, la necessità di riprendere la vita da dove si era interrotta.
Andiamo in Olanda che ha la suggestione di una nazione storicamente proiettata al nuovo mondo. 
E, a ben vedere, un nuovo mondo è quello che ci aspetta. 





sabato 1 agosto 2020

Pienza

Pienza è l’ultima sosta prima di casa. la tappa conclusiva di questo viaggio, decontestualizzata dal tema …ma fino a un certo punto.
Arrivandoci nel tardo pomeriggio, scopriamo un percorso panoramico che conduce dal parcheggio al centro del paese: anziché varcare la porta che introduce nel borgo antico, si percorre un camminamento periferico, adiacente il seminario vescovile, che lambisce uno dei versanti della collina su cui è posto l’abitato. Il sentiero affaccia sulla pianura sottostante iconicamente rappresentativa della campagna senese: dolci colline percorse sul crinale da sinuose strade sterrate orlate dai cipressi, qualche casale, querce, campi ingialliti. Godiamo di un panorama stupendo, offuscato soltanto da un velo d’afa, che ci rimanda inevitabilmente alla terrazza di Valguarnera Caropepe.
Mi piace pensare che ci sia dunque una coerenza nella scelta di quest’ultima tappa che rievoca quella che probabilmente resterà l’immagine più forte di questo tour della Sicilia. 
La Toscana, a differenza della Sicilia, è dovunque curata e pulita, non ci sono qui a bordo strada i rifiuti che purtroppo spesso costellano le strade (sovente malconce) della Sicilia, né edifici fatiscenti: lo si nota immediatamente uscendo dall’autostrada dopo aver trascorso quindici giorni al sud.
Questo dice quanto sarebbe importante che imparassimo una volta per tutte a valorizzare il nostro territorio: la Sicilia è certamente una delle regioni più belle d’Italia, ha paesaggi e custodisce opere d’arte straordinarie eppure tanta bellezza sembra sminuita, deprezzata. Se ripenso al lungo mare di ponente a Milazzo, con quella vista stupenda sulle Eolie lercio di rifiuti, col selciato di pietre e buche… 
La riflessione potrebbe ampliarsi al senso civico: mi rendo conto che per quanto l’amministrazione comunale o i privati possano fare, se non c’è rispetto per il bene comune, se manca l’educazione, non si otterrà mai nulla. I servizi igienici di un campeggio possono venire puliti anche più volte al giorno ma se poi chi li utilizza non si preoccupa di lasciarli in ordine, poco vale; così per l’immondizia: finché la gente abbandona materassi, pneumatici  e mobili vecchi sul ciglio della strada, invece che conferirli negli appositi centri di raccolta, è inutile pianificare strategie di smaltimento dei rifiuti. E gli esempi ovviamente potrebbero essere innumerevoli: a Palermo ci sono marciapiedi coperti da escrementi di cane i cui padroni non hanno ritenuto di raccogliere e gettare. Con questo intendo dire che c’è un’urgenza culturale prima ancora che di buona amministrazione di cui occorrerebbe prendere atto.
Detto questo...
Le vacanze sono terminate. Se mi guardo indietro, posso constatare che dopo una decina di anni, siamo ormai camperisti navigati: abbiamo imparato molto della vita en plenair e ci siamo cuciti addosso un nostro stile nel condurla - che non è lo stesso per tutti ovviamente. I ragazzi sono cresciuti ed è più semplice gestire tante incombenze: se vogliamo sappiamo essere una squadra affiatata ed efficiente.
Il camper non è nel nostro caso l’esclusiva, modalità di viaggiare: tra tutte è quella che probabilmente, come credo di aver già scritto in passato, porta a sporcarsi maggiormente le mani, impegna maggiori energie e per certi aspetti consente di addentrarsi meglio nei posti e tra la gente.

In camper è rimasta appesa alla parete la mappa della Sicilia sulla quale Giacomo ha evidenziato l’itinerario del 2017 e quello di quest’anno: chissà quale sarà la prossima mappa a orientarci.


giovedì 30 luglio 2020

Calatabiano, Milazzo

Gli ultimi due giorni di Sicilia li trascorreremo a Milazzo in un agricampeggio a qualche centinaia di metri dalla spiaggia di ponente con vista sulle Eolie. 
Accogliendo il suggerimento di Filippo, abbiamo deciso di rinunciare all’escursione in giornata alle isole - costosa e poco significativa per lo scarso tempo che è concesso - e di trascorrere comunque un paio di giorni sulla costa messinese che si affaccia sull’arcipelago, che ha spiagge ampie, incorniciate dagli ultimi pendii dei Nebrodi, affacciate sullo stesso mare cristallino.
Arrivandoci ieri dall’autostrada abbiamo assistito al meraviglioso tramonto su Vulcano e Lipari così questa sera ci faremo trovare pronti per la replica dello spettacolo portandoci sul lungomare prima di cena.
Sono giorni dedicati al mare e all’ozio: raggiungiamo la spiaggia in tarda mattinata, rientriamo per pranzo nel primo pomeriggio e poi ci rilassiamo - chi leggendo, chi guardando una serie su Netflix… (Veronica, i ragazzi e Snoopy nel camper climatizzato, io più ortodosso rispetto alle regole della vita en plen air fuori sulla sdraio).
Veronica - devo registrarlo - è già insofferente a questo tipo di vita a cui si adatta per amore verso di me e i ragazzi (ieri comunque le facevo notare che i giorni dedicati al mare sono sinora soltanto cinque, un terzo del totale).
Tra la truppa serpeggia un po’ di anticipata malinconia per questi giorni siciliani che volgono ormai al termine: la Sicilia è addictive, come dice Veronica - si tratterà di trovare il modo di coltivare questa dipendenza.

Immaginavo che dopo l’esperienza all’agriturismo di Valguarnera Caropepe sarebbe stato difficile adattarsi a un nuovo campeggio: non avremmo mai ritrovato la pace che si godeva da Filippo e Monica, occorreva essere preparati a questo.
La realtà è stata molto peggiore delle previsioni.
Abbiamo lasciato il Paparanza domenica mattina dopo aver fatto scorta di mandorle e olio. Sosta obbligata all’outlet più grande di Sicilia, proprio prima dello svincolo della Palermo-Catania e poi via, direzione Aci Trezza, un’altra tappa mancata nel 2017, con le suggestioni di Omero e dei Malavoglia.
Il catanese - l’ho già scritto - è un territorio che mi attrae anche per quella traccia del mio passato remoto che è in questa terra.
Aci Trezza, ahimè, è stata una delusione: mi è parso un paesino anonimo, votato e forse violentato al turismo balneare. Certo ci sono i faraglioni ma non è lo scenario più suggestivo che ricordi.
Ci trascorriamo poche ore in un pomeriggio afoso, rinfrancati da una eccellente granita, per dirigerci quindi a Calatabiano dove su internet abbiamo individuato un’area di sosta fronte mare.
L’errore è arrivarci la domenica pomeriggio quando l’area e il lungomare sono affollati dai turisti del fine settimana. Entrando nel piazzale ci troviamo difronte decine di camper affiancati uno all’altro, polvere, automobili, cumuli di immondizia.
La tentazione è fare retromarcia e fuggire non sappiamo nemmeno dove (sono certo che tutti pensiamo alla nostra piazzola a Valguarnera Caropepe); i gestori dell’area di sosta ci redarguiscono per non esserci fermati alla reception: gli spiego che non siamo sicuri di voler restare. Accettiamo comunque la proposta di attendere l’uscita della maggior parte dei camper presenti che in serata avrebbero lasciato l’area per scegliere poi la sistemazione che preferiamo. Nel frattempo ci portiamo in paese dove partecipiamo alla messa solenne (all’aperto) per la festività di San Giuseppe (?) patrono della frazione; c’è il sindaco, il comandante della polizia locale, il comitato festeggiamenti. La messa è animata dal coro più stonato che abbia mai sentito; c’è chi assiste alla celebrazione dal balcone di casa, chi dalle panchine del parco giochi adiacente… il sacerdote ringrazia l’amministrazione comunale per l’impegno profuso nei mesi di confinamento e ci invita a seguire l’esempio del padre putativo di Gesù.
Al rientro l’area di sosta effettivamente si è svuotata: resta un sito poco curato, senza piazzole delimitate, con servizi igienici fatiscenti ricavati in un container. Cerco faticosamente di recuperare il rapporto con i gestori che ora, devo riconoscere, si sforzano di dimostrarsi cortesi e collaborativi (forse perché, ipotizzo maliziosamente, preoccupati di una recensione negativa) senza di fatto riuscirci persistendo una reciproca diffidenza e antipatia.
Se non altro è un posto adatto per il jogging: all’alba vado a correre con Giacomo sul lungomare ancora pieno di immondizia, poi trascorriamo la mattinata in spiaggia. Mentre prepariamo la cena, cucinando spigole e orate alla brace, programmiamo la “fuga” il giorno successivo.
Martedì dopo colazione, sistemato il camper, ci dirigiamo alle gole dell’Alcantara un parco naturale nei pressi di Taormina. Si tratta di un canyon creato da colate di lava basaltica: la lava, raffreddatasi velocemente per la presenza del fiume, ha creato forme prismatiche pentagonali ed esagonali (i basati colonnari) che richiamano la struttura molecolare dei materiali che la costituiscono. È possibile risalire, accompagnati da guide fluviali, il fiume di acqua gelida che scorre ancora impetuoso tra le gole con ripide e cascate e poi ridiscendere a valle facendosi trasportare dalla corrente (body rafting). Ovviamente i ragazzi trovano entusiasmante l’idea, così, indossate mute da subacquei, giubbotti salvagente e caschi protettivi, ci cimentiamo in questa esperienza.
Quando è ormai troppo tardi - siamo all’interno delle gole, dentro il torrente, la guida sta spiegando quale posizione dovremo assumere quando ci tufferemo in acqua per farci trasportare dalle rapide - mi chiedo chi me l’abbia fatto fare: confido a Veronica la mia perplessità e condividiamo l’idea che preferiremmo essere seduti dietro a una scrivania ma tant’è.
Ne usciamo leggermente acciaccati ma felici per aver vinto la paura e condiviso questa nuova incredibile avventura.






domenica 26 luglio 2020

Valguarnera Caropepe

Vorrei rimanere qui a Valguarnera Caropepe - che manco sapevo esistesse solo poche settimane fa - per poter godere ancora e ancora dello spettacolo del sole che tramonta su questo mare di sulla, grano e mandorli, lambito all’orizzonte dalla sagoma imponente dell’Etna fumante, con questa brezza meravigliosa e impensabile solo poche ore fa quando il sole torrido dell’estate siciliana fiaccava le nostre forze.
Oppure sarebbe bello riprendere la vita e il lavoro di tutti i giorni ma la sera, almeno in estate, poter essere qui e fermarsi a contemplare il tramonto che colora d’oro le colline e  l’orizzonte e poi, poco a poco, quando il sole scompare, il cielo si fa indaco e infine nero e le colline si accendono delle luci dei paesini che vi sono arroccati.
Filippo e sua moglie venivano qui da fidanzati. Quando questo pezzo di collina è stato messo in vendita, non ci hanno pensato due volte: lo hanno acquistato, seppure entrambi avessero un altro impiego, e hanno avviato una azienda agrituristica. Ci raccontano di un sogno realizzato e di una scommessa vinta: l’agriturismo, specialmente in primavera, si riempie di campeggiatori provenienti da Germania, Olanda, Francia, Regno Unito - molti, ci raccontano, sono artisti: pittori, scultori (che vengono qui evidentemente per assorbire la bellezza, materia prima di ogni arte).
Così, poco per volta, questa nuova avventura erode l’impiego della vita precedente e i nostri ospiti possono godere del privilegio di fare per lavoro ciò che amano.
Filippo che, anche grazie al suo lavoro, conosce la regione palmo a palmo, dispensa suggerimenti sull’itinerario da seguire e lo fa sempre parlando da innamorato di questa terra e della vita.
Certo la maledetta epidemia che ha sconvolto il mondo intero si è abbattuta anche qui - le presenze dei turisti sono imparagonabili a quelle degli anni scorsi, lo si constata ovunque, in quest’area in particolare - ma non ha rubato la fiducia a questi due sognatori. E lo trovo meraviglioso.

Il cuore della Sicilia si è rivelato sorprendente. 
Già percorrendo la strada che da Palermo conduce nel nisseno, superato il caotico hinterland cittadino, ci si ritrova in un vasto territorio collinare nel quale distese di grano puntellate da querce e mulini a vento mi riportano in Navarra e ai giorni (sempre presenti) trascorsi sul Cammino di Santiago.
Giungiamo nella tarda serata di martedì a Mussomeli, borgo dominato da un castello medievale (riprodotto in un francobollo di molti anni fa) che ci eravamo ripromessi di visitare.
Si tratta di un’area ignorata dalle tradizionali rotte turistiche tant’è che di fatto non c’è nessun altro a visitare il castello - se non i fantasmi che lo popolano e che Snoopy ci segnala con un fare insolitamente eccitato - e nei paesi la sensazione è che la gente ci veda come dei marziani.
Ci portiamo poi a Santa Rita, un borgo sperduto non lontano da Caltanisetta dove molte guide segnalano la presenza di un fornaio che con i grani antichi di Sicilia produce un pane prelibato che è possibile consumare per più giorni. Arriviamo con fatica al borgo, anche in questo caso sorprendentemente privo di segnalazione come pure di una strada definibile come tale, e non troviamo nessuno nella minuscola bottega se non un anziano cagnone assonnato che non dimostra alcun interesse per la nostra presenza. Pertanto telefono al numero riportato sul cartello all’ingresso e solo così una signora viene ad aprirci. Purtroppo non hanno pane (non lo infornano tutti i giorni), facciamo comunque scorta di pasta a km 0.
Puntiamo infine su Enna dove visitiamo l’imponente Castello di Lombardia dal cui torrione si domina quasi l’intera regione per arrivare infine a Valguarnera Caropepe, da Filippo e Monica.
Ci concediamo un giorno di descanso e poi, tenendo l’agriturismo come base, visitiamo Piazza Armerina con la stupefacente Villa del Casale, Morgantina, Aidone, Caltagirone.




mercoledì 22 luglio 2020

Palermo

Ci sveglia prima dell’alba il frastuono degli elicotteri bassi sul parcheggio nel quale stazioniamo. Avrei voglia di uscire per vedere che succede ma nel dormiveglia decido di non badarci e riesco a riprendere sonno. Apprenderemo dai media locali che un’operazione della DDA nella notte ha sgominato un clan mafioso che controllava il traffico di stupefacenti nel mandamento di Pagliarelli: svariati arresti e alcuni indagati a piede libero.
Siamo a Palermo: una città il cui presente è, più che altrove, intriso del passato, una città rinata più volte sulle proprie ferite rimarginate, ancora non liberatasi delle contraddizioni che la rendono così ferocemente attraente e viva.
Senza averlo programmato, capitiamo in città il 19 luglio nel ventottesimo anniversario della strage di via D’Amelio. Sono passati quasi trent’anni - è  inquietante e quasi incredibile che sia passato tutto questo tempo - ma Palermo (e non solo) per fortuna conserva vivo il ricordo delle persone che hanno sacrificato la loro vita per il bene comune. Difronte alla Questura è stato allestito un palco dal quale attori, giornalisti e testimoni di quei giorni raccontano quella drammatica estate accompagnati dagli archi di un’orchestra. Si torna al camper continuando a parlare di questa pagina di storia recente: i ragazzi chiedono, vogliono capire.
Abbiamo trascorso tre giorni intensi a Palermo addentrandoci dove non eravamo arrivati tre anni fa, camminando per chilometri nei quartieri del centro storico (Ballarò, La Kalsa, Vucciria, Il Capo, luoghi che ora sappiamo individuare e collocare), parlando con la gente, assaggiando il cibo, immersi negli odori e nel rumore incessante di questa incredibile città.
Domenica all’alba sono andato con Giacomo a correre al Foro Italico attraversando da ovest a est il centro storico per arrivare al mare; era caldissimo già a quell’ora ma è stato straordinario: come sempre, è questo un bellissimo modo di vivere la città, condividendo per un’ora le abitudini di chi ci vive.    
Prima di andarcene abbiamo trascorso mezza giornata a Mondello nella spiaggia (affollatissima) dei palermitani e infine oggi abbiamo salutato la città dal Monte Pellegrino dove c'è il santuario che ospita le spoglie della veneratissima Santa Rosalia.









venerdì 17 luglio 2020

Scopello



Partiamo martedì dopo cena cercando di guadagnare qualche chilometro che ci consenta l'indomani di arrivare a Napoli senza affanno, in tempo per imbarcarci sul traghetto per Palermo. Arriviamo infatti con largo anticipo, dopo aver sostato per la notte a Bologna, tanto da riuscire a fare due passi in centro e procurarci la cena rigorosamente a km 0 (pizza, babà e pastiera).
Sbarchiamo di prima mattina a Palermo e in pochi minuti ci troviamo imbottigliati in un ingorgo di traffico allucinante: il camper è incastrato in mezzo a una bolgia di automobili e scooter che cercano di guadagnare qualche centimetro per uscire dall’imbuto che si è creato. In breve comprendiamo che la ragione dell’ingorgo è che viale della Regione siciliana, una delle principali arterie cittadine, è chiusa al traffico: una delle corsie di marcia è sommersa dal fango e occupata dalle automobili travolte dall’allagamento di ieri pomeriggio a causa del temporale che ha colpito la città, che ancora giacciono lì addossate le une alle altre. Curiosi e giornalisti fotografano la scena che mi riporta alla memoria addirittura le immagini dell’autostrada il giorno dell’attentato a Falcone. Un vigile si è posizionato al principio di una delle corsie di accelerazione e dà indicazioni stradali agli automobilisti che gli chiedono quale strada alternativa percorrere, altri due chiacchierano… nessuno prova a regolare il traffico.

Ci sono (almeno) due Italie - l’ho già scritto altre volte in questo blog - e ogni volta che mi spingo al sud constato come sia grande la differenza nel modo, diciamo così, di approcciare la vita tra settentrionali e meridionali - così rigidi noi, così (almeno apparentemente) rilassati loro.
Vale per tantissime cose e il Covid-19 ovviamente non fa differenza.
Pochi mesi fa siamo stati accomunati da un’esperienza drammatica, inimmaginabile, che ci ha recluso nelle nostre case e privati della vita alla quale eravamo abituati, forse per sempre. Ci penso spesso osservando i volti degli sconosciuti che incontro, anche in queste ore e immaginando che queste persone come me hanno attraversato quei giorni bui.
Ero curioso di verificare se l’approccio all’epidemia fosse lo stesso al sud, se ad esempio anche qui venga rispettato rigorosamente l’obbligo di indossare la mascherina e di evitare assembramenti.
Fino a Roma, perlomeno in autostrada, nessuna differenza: mascherine, gel igienizzante, distanziamento. 
A Napoli nulla di tutto ciò: non solo gli avventori ma anche i camerieri dei bar e i commessi dei negozi non indossano le mascherine, poche le persone che, a quanto pare, ce l’hanno con sé passeggiando.
Anche in Sicilia l’approccio mi pare molto soft: per la verità il campeggio nel quale soggiorniamo è molto rigoroso nel seguire i protocolli e nei centri commerciali di grandi dimensioni il personale utilizza i dispositivi di protezione. In generale però non c’è senz’altro al stessa attenzione che osserviamo in Veneto - certamente la portata dell’epidemia qui è stata molto meno grave ma credo comunque sia un’ulteriore attestazione di come la forma mentis sia diversa. 

Ho la barba incolta e la pelle bruciata dal sole caldissimo di questa terra meravigliosa.
Dopo due giorni inizio a prendere le misure del promontorio che da Castellammare del Golfo si spinge fino a San Vito Lo Capo. Ieri abbiamo visitato la famosa Tonnara di Scopello trascorrendo lì la prima giornata di mare e questa mattina, finalmente, siamo stati alla Riserva dello Zingaro. 
Inizierò annotando alcuni dettagli che non avevo colto leggendo le guide e i diari di viaggio e nemmeno dai racconti dei molti siciliani che mi hanno consigliato di venire qui.
Primo: l’ingresso alla Riserva (così come alla Tonnara di Scopello) è a pagamento; questo dovrebbe disincentivare - e in parte probabilmente ci riesce - la frequentazione del luogo da parte dei turisti che pure affollano - quest’anno meno del solito come dirò - le calette e i sentieri che si inerpicano lungo il tratto di costa che da Scopello porta a San Vito. L’impressione, in tutta franchezza, è che una parte degli escursionisti che abbiamo incontrato non avesse pagato il biglietto ingresso: d’altra parte non è difficile, specie per chi conosce i luoghi, aggirare la barriera all’ingresso e portarsi all’interno del parco (che non è tutto recintato).
Resta il fatto che, volendo trascorrere una vacanza qui, occorre preventivare un investimento di 5 euro al giorno per l’ingresso alla Riserva (la Tonnara costa addirittura 7 euro).
Abbiamo trovato molta gente sia alla Tonnara che allo Zingaro; si tratta però per lo più di turisti siciliani, pochissimi gli stranieri e scarsi anche i turisti da altre regioni. Probabilmente, se non fosse stato per l’epidemia, questa zona sarebbe stata in questo periodo dell’anno già infrequentabile.

Altro particolare che non avevo colto è che la Riserva dello Zingaro è non solo mare - che pure è protagonista con le incantevoli calette dall’acqua ora verde smeraldo, ora turchese - ma anche un meraviglioso percorso naturalistico: i sentieri che la percorrono, attraverso la macchia mediterranea, tra fichi d’india, palme nane, malva e cappero selvatico, sono l’essenza di questo tratto di litorale che si percorre avvolti da profumi di mandorlo e di cocco (?), con in sottofondo il chiacchiericcio delle cicale.




mercoledì 15 luglio 2020

Zero

"Siamo pronti. Quest'anno inaspettatamente organizzati. Il camper, già parcheggiato nel posteggio vicino casa, è quasi completamente allestito. Anche con le scadenze e le ultime incombenze lavorative sono a buon punto: mi restano un paio di udienze e alcuni appuntamenti da ricevere ma ci siamo.
Non sono abituato a un'organizzazione così perfetta, non vorrei fosse segno della vecchiaia. Certo, dopo una decina d'anni di viaggi in camper, innegabilmente abbiamo acquisito una certa esperienza, i ragazzi sono cresciuti..."

Così domenica. Ma, si sa, la vita riserva sempre delle sorprese che nel mio caso si sono concretizzate lunedì in un giudice dispettoso e nella nemesi che mi ha riportato alla vigilia di ogni partenza.

Torniamo in Sicilia.
Il progetto originariamente era di andare in Spagna e Portogallo ma l'epidemia ci ha fatto rivedere i programmi: meglio, per molte ragioni, rimanere in Italia.
L'itinerario che abbiamo programmato (ecco... questo, per la verità, non è ancora definito nei dettagli come avrei voluto) prevede l'arrivo a Palermo giovedì mattina in traghetto da Napoli. Ci dirigeremo immediatamente a Scopello, Riserva dello Zingaro, una delle tappe mancate del viaggio del 2017. Poi Palermo da vivere e riassaporare per alcuni giorni, quindi l'interno (Enna, Piazza Armerina, Caltagirone) per tornare infine sulla costa orientale e magari concludere l'itinerario alle Eolie.

Nel 2017 scrivevo:

Se dovessi ritornare in Sicilia in camper domani, anzitutto non porterei le biciclette. La Sicilia non è un posto per ciclisti, almeno per ora. Non esistono praticamente piste ciclabili e le strade, spesso totalmente prive di illuminazione, sono pericolosissime: una giungla nella quale i padroni sono gli automobilisti e se decidi di frequentarle da pedone o ciclista lo fai a tuo rischio.
Poi ..ci andrei in giugno o, forse ancora meglio in settembre. Già lo sapevo che in agosto avremmo trovato le località sovraffollate e devo dire che tutto sommato non abbiamo mai trovato situazioni invivibili ma la possibilità di godere della solitudine in certi paesaggi (penso ad esempio alla Scala dei Turchi) credo sia impagabile.
Eviterei i campeggi: mi sono trovato molto meglio nelle aree di sosta che sono frequenti (tranne che nella Sicilia occidentale) e spesso curate, ben tenute. Sarebbe bello fare campeggio libero: ho avuto l’impressione che sia tollerato quasi ovunque; questa volta avevamo l’esigenza dell’allaccio all’elettricità per poter usare il climatizzatore ma a settembre…
Tornerei a Palermo dove sosterei più a lungo per addentrarmi meglio nella città e nei suoi quartieri e mi piacerebbe incontrare la gente che li vive.
Andrei a Milo a cercare Franco Battiato a cui vorrei chiedere se si ricorda di quella sera di settembre di molti anni a fa a Giavera del Montello e di raccontarmi la Sicilia. E all’oasi di Vendicari, che quest’estate non abbiamo visitato come pure, senz’altro, a San Vito lo Capo e alla Riserva dello Zingaro.
Vorrei vedere una tragedia greca a Siracusa o a Taormina o a Segesta (nell’ordine).

E mangiare un cannolo al giorno, uno da Caupona a Trapani dopo una cena di pesce.

Di biciclette ne abbiamo portate due soltanto (possono tornare utili per raggiungere un supermercato dall'area di sosta). Siamo a luglio ma dovrebbero esserci meno turisti in giro, soprattutto stranieri.
Quanto a Milo... non resta che da convincere Veronica.