Partiamo martedì dopo cena cercando di guadagnare qualche chilometro che ci consenta l'indomani di arrivare a Napoli senza affanno, in tempo per imbarcarci sul traghetto per Palermo. Arriviamo infatti con largo anticipo, dopo aver sostato per la notte a Bologna, tanto da riuscire a fare due passi in centro e procurarci la cena rigorosamente a km 0 (pizza, babà e pastiera).
Sbarchiamo di prima mattina a Palermo e in pochi minuti ci troviamo imbottigliati in un ingorgo di traffico allucinante: il camper è incastrato in mezzo a una bolgia di automobili e scooter che cercano di guadagnare qualche centimetro per uscire dall’imbuto che si è creato. In breve comprendiamo che la ragione dell’ingorgo è che viale della Regione siciliana, una delle principali arterie cittadine, è chiusa al traffico: una delle corsie di marcia è sommersa dal fango e occupata dalle automobili travolte dall’allagamento di ieri pomeriggio a causa del temporale che ha colpito la città, che ancora giacciono lì addossate le une alle altre. Curiosi e giornalisti fotografano la scena che mi riporta alla memoria addirittura le immagini dell’autostrada il giorno dell’attentato a Falcone. Un vigile si è posizionato al principio di una delle corsie di accelerazione e dà indicazioni stradali agli automobilisti che gli chiedono quale strada alternativa percorrere, altri due chiacchierano… nessuno prova a regolare il traffico.
Ci sono (almeno) due Italie - l’ho già scritto altre volte in questo blog - e ogni volta che mi spingo al sud constato come sia grande la differenza nel modo, diciamo così, di approcciare la vita tra settentrionali e meridionali - così rigidi noi, così (almeno apparentemente) rilassati loro.
Vale per tantissime cose e il Covid-19 ovviamente non fa differenza.
Pochi mesi fa siamo stati accomunati da un’esperienza drammatica, inimmaginabile, che ci ha recluso nelle nostre case e privati della vita alla quale eravamo abituati, forse per sempre. Ci penso spesso osservando i volti degli sconosciuti che incontro, anche in queste ore e immaginando che queste persone come me hanno attraversato quei giorni bui.
Ero curioso di verificare se l’approccio all’epidemia fosse lo stesso al sud, se ad esempio anche qui venga rispettato rigorosamente l’obbligo di indossare la mascherina e di evitare assembramenti.
Fino a Roma, perlomeno in autostrada, nessuna differenza: mascherine, gel igienizzante, distanziamento.
A Napoli nulla di tutto ciò: non solo gli avventori ma anche i camerieri dei bar e i commessi dei negozi non indossano le mascherine, poche le persone che, a quanto pare, ce l’hanno con sé passeggiando.
Anche in Sicilia l’approccio mi pare molto soft: per la verità il campeggio nel quale soggiorniamo è molto rigoroso nel seguire i protocolli e nei centri commerciali di grandi dimensioni il personale utilizza i dispositivi di protezione. In generale però non c’è senz’altro al stessa attenzione che osserviamo in Veneto - certamente la portata dell’epidemia qui è stata molto meno grave ma credo comunque sia un’ulteriore attestazione di come la forma mentis sia diversa.
Ho la barba incolta e la pelle bruciata dal sole caldissimo di questa terra meravigliosa.
Dopo due giorni inizio a prendere le misure del promontorio che da Castellammare del Golfo si spinge fino a San Vito Lo Capo. Ieri abbiamo visitato la famosa Tonnara di Scopello trascorrendo lì la prima giornata di mare e questa mattina, finalmente, siamo stati alla Riserva dello Zingaro.
Inizierò annotando alcuni dettagli che non avevo colto leggendo le guide e i diari di viaggio e nemmeno dai racconti dei molti siciliani che mi hanno consigliato di venire qui.
Primo: l’ingresso alla Riserva (così come alla Tonnara di Scopello) è a pagamento; questo dovrebbe disincentivare - e in parte probabilmente ci riesce - la frequentazione del luogo da parte dei turisti che pure affollano - quest’anno meno del solito come dirò - le calette e i sentieri che si inerpicano lungo il tratto di costa che da Scopello porta a San Vito. L’impressione, in tutta franchezza, è che una parte degli escursionisti che abbiamo incontrato non avesse pagato il biglietto ingresso: d’altra parte non è difficile, specie per chi conosce i luoghi, aggirare la barriera all’ingresso e portarsi all’interno del parco (che non è tutto recintato).
Resta il fatto che, volendo trascorrere una vacanza qui, occorre preventivare un investimento di 5 euro al giorno per l’ingresso alla Riserva (la Tonnara costa addirittura 7 euro).
Abbiamo trovato molta gente sia alla Tonnara che allo Zingaro; si tratta però per lo più di turisti siciliani, pochissimi gli stranieri e scarsi anche i turisti da altre regioni. Probabilmente, se non fosse stato per l’epidemia, questa zona sarebbe stata in questo periodo dell’anno già infrequentabile.
Altro particolare che non avevo colto è che la Riserva dello Zingaro è non solo mare - che pure è protagonista con le incantevoli calette dall’acqua ora verde smeraldo, ora turchese - ma anche un meraviglioso percorso naturalistico: i sentieri che la percorrono, attraverso la macchia mediterranea, tra fichi d’india, palme nane, malva e cappero selvatico, sono l’essenza di questo tratto di litorale che si percorre avvolti da profumi di mandorlo e di cocco (?), con in sottofondo il chiacchiericcio delle cicale.



Nessun commento:
Posta un commento