sabato 23 agosto 2014

Au revoir Bretagne!

È già tempo di lasciare la Bretagna: domani inizia il viaggio di ritorno. Questa terra ventosa è un angolo di Francia incantevole. Le città medievali, la cucina povera e antica ma soprattutto i paesaggi, selvaggi e grandiosi, ci hanno conquistato. Ritorniamo a casa con il rammarico di non aver potuto trascorrere più giorni in questa regione – col senno di poi avremmo forse dedicato la maggior parte del viaggio alla Bretagna – e con la sensazione di averla appena toccata: c’è sicuramente ancora tanto da vedere e anche i posti visitati meriterebbero soste più lunghe. Lasciata l’isola di Bréhat ci siamo portati sulla costa atlantica. Abbiamo scelto di visitare la penisola di Crozon raggiungendo Camaret Sur Mer per percorrere da qui la strada costiera che porta ai promontori. Quello di Penhir, in particolare, è meraviglioso: la costa, tappezzata di brughiera trapuntata da fiori gialli e lilla, precipita sull’oceano con alte scogliere color bronzo. Dal promontorio del Penhir si apre il panorama su una buona parte della penisola nella quale le scogliere sono intervallate da cale di spiaggia dorata e acqua turchese. Un sogno. Tutta la penisola è attraversata da sentieri che permettono di percorrere a piedi gran parte del litorale e che consentono probabilmente di godere appieno dello spettacolo della natura. Abbiamo quindi raggiunto, per la strada costiera, Carnac. I paesini che si intervallano hanno tutti un porticciolo, in questo periodo affollato di barche a vela e piccole imbarcazioni da diporto – a volte si tratta di porti naturali, ricavati nelle insenature della costa, a cui fanno da cornice le tipiche case bretoni, bianche, i tetti spioventi grigi di ardesia. Carnac è famosa per il sito preistorico con i numerosi megaliti, i menhir e i dolmen. Ma abbiamo scelto di visitarla anche per le ampie spiagge di sabbia bianca fine nelle quali speravamo di poter trascorrere un’ultima mezza giornata di mare. Il tempo, questa mattina incerto, e i divieti di sosta per camper, disseminati ovunque sul litorale della cittadina, ce l’hanno impedito. Ci siamo dunque recati ad uno dei siti archeologici e passeggiando tra le pietre fantasticavamo su come abbiano potuto gli uomini preistorici portarli fin là. Avremmo voluto salutare la Bretagna da Rennes ma è stato impossibile trovare un posto per il camper così abbiamo optato per Fougères che simbolicamente è anche la scelta più appropriata: qui era anticamente il confine tra Francia e Bretagna e un imponente castello turrito sta a ricordarlo. Domani Reims, ultima tappa francese. Poi sarà tempo di programmare nuovi viaggi: si potrebbe percorrere la Borgogna e la valle della Senna in bicicletta, esplorare a piedi la penisola di Crozon e l’isola di Brehat o, perché no, provare a cambiare prospettiva e visitare questi posti meravigliosi ...in barca!

giovedì 21 agosto 2014

Bretagna

Non ero mai stato a Mont St Michel. Né, ad essere sincero, ci tornerei. Il posto, visto da lontano, è indubbiamente suggestivo, magico. Ci siamo capitati in una settimana di bassa marea, non abbiamo perciò assistito allo spettacolo del mare che all’improvviso stacca l’abbazia dalla terraferma. Ciò nonostante la vista del monte nel deserto di sabbia è meravigliosa e fiabesca. L’incantesimo svanisce non appena ci si avvicina al sito e si prende contatto con quello che è nientemeno che un parco divertimenti per turisti. Un continuo viavai di navette gratuite stracolme trasportano i visitatori dai posteggi limitrofi fino all’ingresso dell’abbazia. L’antica via che dall’interno delle mura sale al monastero è ora un’ininterrotta teoria di negozi di souvenirs, tavole calde, alberghi… nella quale si affolla una calca asfissiante di turisti. Terribile. L’area di sosta nella quale ci siamo sistemati invece era davvero bella. Per poco più di venti euro ci hanno assegnato un’ampia piazzola su prato, delimitata da siepi, con allaccio all’elettricità e servizi, a cinquanta metri dalla fermata della navetta. Ci saranno stati in tutto 15 camper. Curiosamente è stato tutt’altro che semplice arrivarci. Le coordinate gps che avevo ricavato dai siti internet specializzati puntavano all’interno di un’area recintata, ai piedi dell’abbazia, alla quale può accedere soltanto chi conosce il codice di accesso che permette di aprire i varchi all’ingresso. Appena fuori da quell’area c’è il posteggio per auto e quello, in cemento, riservato ai veicoli ricreazionali che già nelle prime ore del pomeriggio era stracolmo di camper, addossati uno all’altro. Avevo letto che si poteva sostare per la notte nel parcheggio per i camper ma che il costo si aggirava intorno ai 40 euro. Sapevo però che c’era un’altra area di sosta, molto più bella a giudicare dalle foto, ma il navigatore insisteva a indicarla all’interno della zona off limits e non riuscivamo a capire come raggiungerla. All’ennesimo giro ho chiesto a una posteggiatrice se poteva aiutarmi e così abbiamo scoperto – spero che l’indicazione possa servire per altri camperisti – che è sufficiente telefonare alla reception del campeggio (+33 233 600 933) per ottenere il codice per aprire i varchi. Et voila! Martedì pomeriggio dopo pranzo abbiamo inaugurato il tour della Bretagna con la visita di Dinan. Devo dire che Dinan e l’isola di Brehat, della quale tra breve dirò, sono state il miglior biglietto da visita che questa regione potesse offrire. Dinan è una deliziosa cittadina medievale, con case antiche in legno e pietra, ville più recenti con i tetti spioventi in ardesia, un bel porto fluviale, mura fortificate e bastioni che è possibile in parte percorrere godendo di meravigliosi scorci. Abbiamo cenato in una crêperie del centro storico (Le Medieval, 18 Rue de la Chaux) che consiglio vivamente a chi dovesse capitare da queste parti (la crêpe con mele cotte, caramello, burro salato è stupenda…). Per la notte ci siamo portati a L’Arcouest, nei pressi di Paimpol, da dove ci si imbarca per l’isola di Bréhat. Si tratta di una piccola isola, vicina alla costa, in passato prediletta da artisti come Gaugin e Matisse. E non è difficile comprenderne il motivo: l’isola, transitabile solo a piedi o in bicicletta, è un paradiso di fiori e vegetazione tipicamente mediterranea, a dispetto della sua collocazione. Passeggiando per i viottoli si resta incantati dal paesaggio, dalla natura lussureggiante ma anche dalle ville meravigliose che si affacciano su scorci da sogno. L’azzurro del cielo, il blu del mare, il verde nelle diverse sfumature e tonalità dell’isola si alternano in un quadro di inimitabile bellezza. Sembra (incredibilmente) di essere in Gallura. A ricordarci che siamo in Bretagna ci ha pensato la temperatura dell’acqua nella quale i bambini e io non abbiamo potuto fare a meno di tuffarci non appena messo piede sull’isola.

lunedì 18 agosto 2014

Bayeux

Prima settimana di viaggio. Tempo di bilanci e di programmi. Siamo a Bayeux e, completato il tour della Normandia, dobbiamo decidere come proseguire: siamo indecisi tra la Bretagna e Parigi con i castelli della Loira. Riunione di famiglia in camper mentre fuori, tanto per cambiare, diluvia. Le condizioni meteorologiche hanno condizionato questa nostra prima settimana di vacanza. Il tempo è variabile ma piove frequentissimamente e spesso tira un vento gelido che neanche sembra agosto. Così le prime due giornate di sole (una e mezza per la verità) le abbiamo dedicate al mare (i bambini e Snoopy pazzi di gioia). La mattina di Ferragosto l’abbiamo trascorsa nella spiaggia di St Jouin Bruneval, quella successiva dalle parti di Cabourg. Sono spiagge, per lo più di sabbia, molto estese la mattina presto quando c’è la bassa marea ma che nel giro di poche ore vengono invase dal mare che con l’alta marea occupa quasi interamente il bagnasciuga. La velocità con la quale arriva l’alta marea è sorprendente: a St Jouin abbiamo dovuto di tutta fretta abbandonare una partita a biglie e assistere impotenti alla distruzione della pista che Giacomo aveva meticolosamente costruito. Ovviamente solo pochi intrepidi fanno il bagno: la gente per lo più passeggia e molti si dedicano alla raccolta di moules e vongole che non è difficile trovare tra la sabbia quando il mare si ritira. È abbastanza usuale vedere intere famiglie arrivare in spiaggia, anziché con ombrellone e borsa frigo, munite di rastrello e secchiello e mettersi subito “al lavoro” per ritornare alle auto, i secchi pieni di conchiglie, con l’arrivo dell’alta marea. Sono anche le spiagge nelle quali avvenne lo sbarco degli alleati 70 anni fa: ovunque musei e pannelli commemorativi lo ricordano e i nomi francesi delle località sono sostituiti da quelli inglesi dell’operazione militare. Abbiamo visitato, sostandoci solo qualche ora, Honfleur, graziosa cittadina alle foci della Senna, con il caratteristico porto vecchio; come altre località di questo tratto di costa, è in questo periodo presa d’assalto da una incredibile quantità di turisti, circostanza che ci ha indotto a fuggire rapidamente (l’unica area di sosta per i camper ospitava qualche centinaio di mezzi…). Viaggiare in camper, prediligendo, come amiamo fare, il campeggio libero, impone ogni tanto una sosta “rigeneratrice” per camper ed equipaggio. Sabato abbiamo perciò deciso di fermarci in un bel campeggio a St Aubin sur Mer, dotato di piscine, gonfiabili e chi più ne ha più ne metta. I bambini hanno ovviamente apprezzato molto, passando dalla piscina ai giochi, per finire (Giacomo) con una partita a calcio con ragazzini francesi, olandesi e inglesi. Qualche parola in inglese Giacomo la dice ma in realtà nemmeno è indispensabile: il linguaggio del gioco è universale. Domattina tappa obbligata al Museo di Bayeux per vedere il famoso arazzo e poi Mont St Michel, ultima tappa del giro della Normandia o prima della Bretagna, vedremo.

venerdì 15 agosto 2014

Normandia

Siamo a Saint Jouin Bruneval, tra Étretat e Le Havre. Abbiamo posteggiato il camper per la notte in riva al mare in un tratto di costa selvaggio, delimitato da altissime scogliere calcaree, scavate dagli elementi. Il canale della Manica oggi è impetuoso, sferzato dal vento. Violenti scrosci di pioggia in pochi minuti rovesciano dal cielo plumbeo una gran quantità di acqua. Poi in un attimo smette di piovere, il cielo si apre e torna azzurro. Pioggia e sole si alternano di continuo in questi giorni. Il clima è quello che ci aspettavamo di trovare in Inghilterra: da questo punto di vista non sembra nemmeno che abbiamo cambiato programma… Solo ieri eravamo a Chartres che pare un altro mondo rispetto a dove ci troviamo ora. Chartres è una elegante cittadina medievale dominata dalla sua imponente cattedrale, impreziosita da spettacolari vetrate millenarie. La cattedrale di Notre-Dame custodisce dal nono secolo il Sacro Velo, che la tradizione vuole indossato dalla Vergine Maria al momento dell’Annunciazione. Da qui la fortuna di questo tempio, meta da secoli dei pellegrini insieme a Santiago di Compostela e a Roma in quell’intreccio di itinerari e di uomini che hanno costruito l’Europa. La cattedrale è stupenda e maestosa ma confesso che la cappella nella quale è custodito il velo, quasi in disparte, mi ha attratto ed emozionato in modo particolare. Lasciata Chartres, ci siamo diretti a Jumièges optando per una tappa un po’ meno impegnativa per i bambini (avevamo previsto Rouen). In effetti lo scenario nel quale è collocata questa preziosa abbazia, fondata addirittura nel 654, è bellissimo: ci troviamo nel Parc naturel régional des Boucles de la Seine Normande, immersi nella campagna della Valle della Senna tra le insenature del fiume e i graziosi villaggi che lo costeggiano. Come sempre, abbiamo affidato al navigatore satellitare il compito di portarci a destinazione e questa volta “la fatina” ci ha riservato una sorpresa. A pochi chilometri dall’arrivo ci siamo trovati in riva al fiume con l’indicazione “tra trecento metri salire sul battello, quindi scendere dal battello”. In effetti per passare sull’altra riva della Senna occorreva imbarcarsi su una chiatta che effettua il servizio di navetta da una sponda all’altra in quel tratto del fiume. I bambini (ma non solo…) erano entusiasti. Purtroppo però il camper, per via della sua lunghezza, non ha potuto essere imbarcato e siamo stati costretti a fare una deviazione fino a un ponte a qualche chilometro di distanza per arrivare a destinazione. Oggi dunque visita all’abbazia di Jumièges, diroccata (dopo la Rivoluzione francese fu addirtittura adibita a cava!) ma splendida, pranzo in riva alla Senna e poi via, finalmente verso il mare. Prima tappa Ètretat con le famose falesie di Maupassant. Si tratta di un centro balneare esclusivo, affollato oltre il tollerabile di turisti, da cui siamo presto fuggiti non prima però che Eleonora …facesse il primo bagno della stagione finendo in acqua travolta da un’onda sul bagnasciuga. Poco male: è stata l’occasione per rifarsi il guardaroba in un negozietto di souvenirs.

mercoledì 13 agosto 2014

Digione, Chartres

Primi due giorni in Francia. Da Ivrea, attraverso l’esoso (57 euro!) traforo del Monte Bianco, abbiamo raggiunto Digione e dal capoluogo della Borgogna ci siamo portati ora a Chartres. Digione, a mio parere, è città profondamente francese: urbanisticamente, enogastronomicamente, …ti immergi immediatamente nell’atmosfera d’oltralpe. Forse anche per questo ho iniziato subito a parlare francese, con gusto e con una certa disinvoltura, devo riconoscerlo, che in Costa Azzurra non ho. La città si caratterizza per un bel centro storico, con case in graticcio ed eleganti palazzi sei-settecenteschi e con molte chiese interessanti, tutte particolari e inusuali (tra tutte Notre Dame con la facciata costellata di doccioni e la civetta sul lato settentrionale che, come da antica tradizione, abbiamo accarezzato invocando felicità e saggezza). Mi resta il rammarico di non aver assaggiato les escargots e un calice di vino locale. Quanto alle lumache, Eleonora e io eravamo pronti a dividercene una dozzina (Giacomo e Veronica si mostravano inorriditi solo all’idea di vedercele succhiare). Sennonché l’unico ristorante che le offriva aveva prezzi (e clientela) non allineati con la nostra prima uscita serale. Ci siamo perciò accontentati di un hamburger cucinato con ricetta del posto. Molto bella la passeggiata dall’area di sosta per camper (nei pressi del Camping du Lac) al centro cittadino lungo il fiume (mi ha ricordato la pista ciclabile lungo il torrente a Bressanone e il parco fluviale di Pamplona): è un esempio di come valorizzare le risorse che il territorio offre mettendole a disposizione della comunità. Anche la campagna introno a Digione sembra affascinante, attraversata da corsi d’acqua navigabili, lungo i quali è facile vedere chiatte e piccole imbarcazioni, e le caratteristiche casette del guardiano della chiusa che manualmente consente il passaggio alle barche. Ovunque piste ciclabili e cicloturisti. Siamo ora a Chartres, tappa obbligata prima dell’ingresso in Normandia, con la splendida cattedrale visibile già a una decina di chilometri di distanza, che domani visiteremo.

lunedì 11 agosto 2014

10 Agosto 2014, Domenica Oggi è un grande giorno che inizia subito, già dall’attesissima sveglia della mattina nella quale Mariano, il nostro amico medico, viene a togliermi i cinque punti di sutura che mi avevano messo per la caduta al ginocchio che mi ero fatto sabato scorso alla gara di ciclismo a San Floriano; dopo di che continuiamo a caricare il camper (o Pancher come lo chiamiamo noi) e dopo una buona mezz’oretta, anzi forse un’ora sicura, messa. A mezzogiorno, cioè quando finisce la messa, torniamo a casa e mangiamo, ci riposiamo e carichiamo le ultimissime cose in Pancher e poi la partenza facendo tappa a casa dei nonni Licia e Giancarlo per salutarli e prendere il kway di Eleonora. Ultima tappa il carico scarico camper in centro a Montebelluna dove appena fermati io e papà iniziamo subito a mettere acqua mentre la mamma va a prelevare in posta e con sé porta Snoopy per fargli fare pipì nel parco (anzi mini parco) delle poste. Finito tutto sono le tre e quarantacinque e possiamo finalmente dare il via alle nostre vacanze in… Pancher. Il viaggio è veloce ma lento e noioso ma divertente e perché? Beh, perché, perché, perché… boh non me lo so spiegare neanch’io. Sono le otto meno un quarto e siamo in provincia di Torino dalle parti di Ivrea così incominciamo a cercare aree di sosta da quelle parti e ne troviamo una proprio in centro Ivrea, probabilmente creata per quelli che fanno rafting dato che lì vicino oltre ad un parco giochi c’è anche un punto croce rossa, un punto reception per fare rafting e un percorso di rafting sul fiume che è a due passi dal camper, letteralmente! Là ceniamo e poi lasciamo libero Snoopy per andare a fare pipì dato che lì vicino c’è un parco ma Snoopy ne approfitta per scappare ed andare a fare un giro turistico per Ivrea un km più in là e io e Ele a quel punto andiamo nel panico ma papà lo va a cercare e lo troviamo dopo dieci minuti di ricerca che stava tornando dal centro di Ivrea tutto soddisfatto e così noi ce lo acchiappiamo e lo portiamo al camper. Poi andiamo a dormire in questa area di sosta per “raftingisti” concludendo il primo giorno di quella che si presenta una fantastica vacanza in Pancher. Giacomo

domenica 10 agosto 2014

Inizia una nuova avventura!

Ivrea. Prima tappa delle vacanze estive. Ammetto di essere un po’ disorientato. Dopo mesi passati a programmare il giro di Inghilterra e Scozia, leggendo i diari di viaggio di camperisti che ci sono stati, consultando svariati siti internet alla ricerca di ogni informazione utile… a quattro giorni dalla partenza abbiamo cambiato programma e optato per Bretagna e Normandia. Più economico, prima di tutto. E poi meno impegnativo anche in termini di chilometri. Il Regno Unito resta uno dei posti in Europa che Veronica e io amiamo di più: sarebbe stato straordinario percorrere in camper le campagne inglesi e arrivare fino alle highlands scozzesi ma effettivamente solo considerando traghetto, cambio sterlina/euro, e in generale il maggior costo della vita oltremanica, avremmo esaurito il nostro budget in una settimana, giusto il tempo di arrivare a Londra. Snoopy ringrazia: gli è risparmiata tutta la trafila di vaccinazioni e profilassi alla quale era subordinato il suo ingresso in UK. Bretagna e Normandia, a detta di chi ci è stato, sono comunque meravigliose. Magari ci scappa anche una capatina a Parigi. E la Francia per un camperista è il non plus ultra: aree di sosta diffuse e ben organizzate, buona tolleranza per il campeggio libero… Fatto sta che non ho la mia tabella con le tappe (di massima) dell’itinerario, ho avuto il tempo sì è no di leggere qualche pagina della Lonely Planet… insomma: mi sento impreparato. Cercherò di recuperare strada facendo. Per ora abbiamo puntato il navigatore su Rouen. Siamo partiti dopo pranzo e all’ora di cena eravamo dalle parti di Ivrea. Abbiamo trovato una piccola area di sosta a due passi dal centro, lungo il fiume, nei pressi di un parco giochi e di un centro sportivo di rafting. È gestita dal Gruppo Eporediese Campeggiatori, chiedono un’offerta libera per la sosta e l’uso del cs. Oltre a noi, tre camper francesi, uno tedesco e due italiani (l’area così è già quasi al completo). Sopralluogo obbligatorio al parco giochi, cena a base di Simmenthal e insalata e un attimo di panico nei bambini per la momentanea scomparsa di Snoopy che ha deciso a un certo punto di farsi in solitaria un giro della città. Piove. Ma questa, quest’estate, non è una notizia.

domenica 6 luglio 2014

Venerdì 4 e sabato 5 luglio 2014 - Oggi come oggi le persone sono attratte da quel misterioso schermo chiamato televisione; se vai in TV sei famoso: è la regola! Eccoci infatti sulle rive del lago di Braies dove una cinquantina di persone è riunita soltanto da circa tre o quattro ore per chiedere autografi e foto a Terence Hill che era l’ultimo rimasto al lago di non so quale altra persona famosa solo per stare davanti a una videocamera e far finta di essere chi non è. Il giro al lago non è possibile per il Telefilm che stanno girando stasera: no problem, lo faremo domattina e così torniamo al camper e ci mettiamo a dormire. La nostra non è una vera e propria area di sosta, ma è un parcheggio, tra l’altro per auto, ma pagando sei euro – ci dicono dei nostri nuovi amici portoghesi anche loro con un camper artigianale, costruito da loro suppongo - si può stare anche con il camper giorno e notte. Ci svegliamo e gli auguri per l’undicesimo anniversario di mamma e papà sono subito come un punto esclamativo: ESPLOSIVI!!! Ma… piove! Addio giro al lago e al castello di Rodengo; cosa si fa allora? Bene, deciso, si parte in direzione Bressanone precisamente Acquarena. Un po’ di dubbi iniziali ma poi ci ritroviamo tutti quanti nella prima vasca: quella di acqua salata calda, tanto per abituarci. Poi ci aspettano le piscine esterne, la corrente, l’idromassaggio e la piscina del "grande Blu", lo scivolo interno, il quale viene fatto più volte da me da solo, da mia mamma e mia sorella insieme e da mia sorella da sola, proprio come quello giallo nella piscina esterna, solo che al posto di mia mamma, che si rilassa nella piscina calda di acqua salata con l’idromassaggio, c’è mio papà che lo fa circa tre volte con Ele e poi si degna soltanto di aspettarci giù. In tutte le piscine io tocco quindi l’uso dei braccioli non è necessario, anche se all’entrata c’è ne eravamo forniti anche per me e non solo per mia sorella. Ma tutto ha una fine e così ultime due bracciate, ultimo giro sul "grande Blu" e poi doccia e via. Prendiamo il camper e andiamo a fare la spesa in un Despar di nostra conoscenza e poi si pranza con un panino a testa: uno perché la sera si andrà al Sunnegg (Hotel – Ristorante) e due per l’ora (le due e mezzo). Dopo pranzo riposino e partita a calcio con bambini del luogo, mio papà e mia sorella; poi carico e scarico per poi andare a Novacella, dove cerchiamo una messa, ma sono tutte in tedesco. Così torniamo in camper a riposarci e a giocare a Uno. E poi partenza per la cena di gala dei miei genitori dove abbiamo mangiato moltissimo e benissimo e ora dormiamo al parcheggio dell'Acquarena. Buona notte. Giacomo

venerdì 4 luglio 2014

Le Tre Cime di Lavaredo viste da ogni possibile angolatura. L’escursione di questa mattina ci ha portati dal Rifugio Auronzo al Lavaredo e da lì al Locatelli per quindi rientrare alla base. Abbiamo fatto quindi il periplo delle Tre Cime cambiando continuamente prospettiva non solo delle regine delle Dolomiti ma anche delle montagne e delle valli circostanti. Siamo partiti di buon’ora, subito dopo colazione. Gli unici escursionisti oltre a noi erano altri camperisti (rocciatori spagnoli) e gli ospiti del Rifugio Auronzo tra i quali si segnalava una nutrita comitiva giapponese (in onore della quale, credo, sventolava fuori dal rifugio la bandiera nipponica) che, come da clichè, era rallentata nella marcia da una serie infinita di scatti particolareggiati. Neanche il tempo di scaldare i muscoli e si è subito al Lavaredo gratificati dall’aver raggiunto la prima tappa. Con un piccolo sforzo in più si arriva al Locatelli da cui forse si gode la vista più bella. Da lì per tornare all’Auronzo (dal versante opposto) è forse il tratto più impegnativo sia per la lunghezza che per i continui saliscendi. Eppoi avevo promesso a Eleonora che al ritorno, se proprio non ce la faceva, l’avrei presa sulle spalle… Dopo quattro ore e mezza siamo di nuovo alla base, stanchi, bruciacchiati e affamati. Nel frattempo qui è arrivato il mondo ma noi fuggiamo: ci aspetta, dopo pranzo, il lago di Braies. Stefano

giovedì 3 luglio 2014

Come si fa a raccontare la meraviglia? Mentre scrivo, davanti a me, imponente, la Cima Cadin di San Lucano, si accende dei colori del tramonto. Poi toccherà al Cristallo e poi …calerà la notte e dormiremo sotto una trapunta di stelle. Come quella volta a San Juan de La Peña. È il valore aggiunto delle vacanze in camper ma in questo caso anche, diciamolo, il privilegio di vivere a pochi chilometri da un posto unico al mondo. Abbiamo raggiunto il rifugio Auronzo (2333 mt.) percorrendo la valle ampezzana da San Vito a Cortina circondati da uno scenario incantevole: sembrava di sognare nell’attraversare tanta bellezza, le montagne così vicine che sembra quasi di poterle toccare… Da Cortina abbiamo raggiunto Misurina attraverso il Passo di Santa Croce, poi siamo saliti al Rifugio Auronzo attraverso la strada a pedaggio che il camper ha affrontato coraggiosamente, arrancando a un certo punto (povera frizione…) ma alla fine guadagnando la meta tra l’entusiasmo dei bambini. Ceniamo a canederli tanto per non rovinare l’incantesimo. Fuori ci sono 9 gradi. Domani giro intorno alle Tre Cime. Stefano
Se avessi dovuto disegnarla io questa giornata l’avrei fatta proprio così: il cielo azzurro e terso, il sole limpido, la luce che hanno le giornate d’estate dopo il temporale. Anche il 5 luglio di undici anni fa, quando ho sposato Veronica, il cielo aveva i colori e la luce di oggi: non poteva che iniziare così anche il week end che abbiamo organizzato per l’anniversario di matrimonio. Sono uscito di casa alle 8,30 per sbrigare le ultime faccende prima della partenza: un salto in studio, di corsa in banca e poi subito a casa per finire di allestire il camper. Uscendo ho visto le montagne, bellissime, nitide all’orizzonte e a quel punto è diventato irresistibile il desiderio di partire… Siamo a due passi da Pieve di Cadore, in sosta per pranzo nei pressi di un parco giochi. Il camper ti consente di sceglierti lo scenario migliore per mangiare, (a volte) per dormire… perché non approfittarne? Il camper dei nonni è fantastico: comodo, spazioso, il frigo che si accende senza doversi avventurare in complicati esercizi ginnici… Un vero lusso! E questa notte, a Dio piacendo, dormiremo a duemila metri, accanto alle Tre Cime di Lavaredo. Stefano