giovedì 21 agosto 2014
Bretagna
Non ero mai stato a Mont St Michel. Né, ad essere sincero, ci tornerei.
Il posto, visto da lontano, è indubbiamente suggestivo, magico. Ci siamo capitati in una settimana di bassa marea, non abbiamo perciò assistito allo spettacolo del mare che all’improvviso stacca l’abbazia dalla terraferma. Ciò nonostante la vista del monte nel deserto di sabbia è meravigliosa e fiabesca.
L’incantesimo svanisce non appena ci si avvicina al sito e si prende contatto con quello che è nientemeno che un parco divertimenti per turisti. Un continuo viavai di navette gratuite stracolme trasportano i visitatori dai posteggi limitrofi fino all’ingresso dell’abbazia. L’antica via che dall’interno delle mura sale al monastero è ora un’ininterrotta teoria di negozi di souvenirs, tavole calde, alberghi… nella quale si affolla una calca asfissiante di turisti. Terribile.
L’area di sosta nella quale ci siamo sistemati invece era davvero bella. Per poco più di venti euro ci hanno assegnato un’ampia piazzola su prato, delimitata da siepi, con allaccio all’elettricità e servizi, a cinquanta metri dalla fermata della navetta. Ci saranno stati in tutto 15 camper. Curiosamente è stato tutt’altro che semplice arrivarci. Le coordinate gps che avevo ricavato dai siti internet specializzati puntavano all’interno di un’area recintata, ai piedi dell’abbazia, alla quale può accedere soltanto chi conosce il codice di accesso che permette di aprire i varchi all’ingresso. Appena fuori da quell’area c’è il posteggio per auto e quello, in cemento, riservato ai veicoli ricreazionali che già nelle prime ore del pomeriggio era stracolmo di camper, addossati uno all’altro.
Avevo letto che si poteva sostare per la notte nel parcheggio per i camper ma che il costo si aggirava intorno ai 40 euro. Sapevo però che c’era un’altra area di sosta, molto più bella a giudicare dalle foto, ma il navigatore insisteva a indicarla all’interno della zona off limits e non riuscivamo a capire come raggiungerla.
All’ennesimo giro ho chiesto a una posteggiatrice se poteva aiutarmi e così abbiamo scoperto – spero che l’indicazione possa servire per altri camperisti – che è sufficiente telefonare alla reception del campeggio (+33 233 600 933) per ottenere il codice per aprire i varchi. Et voila!
Martedì pomeriggio dopo pranzo abbiamo inaugurato il tour della Bretagna con la visita di Dinan.
Devo dire che Dinan e l’isola di Brehat, della quale tra breve dirò, sono state il miglior biglietto da visita che questa regione potesse offrire.
Dinan è una deliziosa cittadina medievale, con case antiche in legno e pietra, ville più recenti con i tetti spioventi in ardesia, un bel porto fluviale, mura fortificate e bastioni che è possibile in parte percorrere godendo di meravigliosi scorci.
Abbiamo cenato in una crêperie del centro storico (Le Medieval, 18 Rue de la Chaux) che consiglio vivamente a chi dovesse capitare da queste parti (la crêpe con mele cotte, caramello, burro salato è stupenda…).
Per la notte ci siamo portati a L’Arcouest, nei pressi di Paimpol, da dove ci si imbarca per l’isola di Bréhat.
Si tratta di una piccola isola, vicina alla costa, in passato prediletta da artisti come Gaugin e Matisse.
E non è difficile comprenderne il motivo: l’isola, transitabile solo a piedi o in bicicletta, è un paradiso di fiori e vegetazione tipicamente mediterranea, a dispetto della sua collocazione.
Passeggiando per i viottoli si resta incantati dal paesaggio, dalla natura lussureggiante ma anche dalle ville meravigliose che si affacciano su scorci da sogno. L’azzurro del cielo, il blu del mare, il verde nelle diverse sfumature e tonalità dell’isola si alternano in un quadro di inimitabile bellezza.
Sembra (incredibilmente) di essere in Gallura. A ricordarci che siamo in Bretagna ci ha pensato la temperatura dell’acqua nella quale i bambini e io non abbiamo potuto fare a meno di tuffarci non appena messo piede sull’isola.
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