Torno a casa felice. Abbiamo lasciato il Camping Marina (e la bici di Ele… ) in tarda mattinata prevedendo subito una breve sosta a Skradin per acquistare qualche prodotto locale nelle bancarelle degli agricoltori sul lungo lago. Poi - e questo era il piano segreto mio e di Giacomo - abbiamo organizzato una partita di calcio in famiglia, per l’esattezza baeta (senza il portiere), approfittando di un campetto in cemento dotato di due porticine che Giacomo e io avevamo adocchiato già ieri quando siamo scesi in bicicletta per comprare il latte e la verdura (memorabile il ritorno al campeggio scalando i tornanti per 200 m. di dislivello immaginando di essere Indurain). Per la cronaca, è finita 5-4 per Veronica e Giacomo in rimonta (c’è da dire che Ele e io abbiamo sbagliato un rigore).
Sosta a Miramare per la notte e poi, per chiudere degnamente la vacanza, gita al Parco Avventura di Trieste dove i ragazzi (e questa volta anche Veronica!) si sono arrampicati come scoiattoli sugli alberi.
Prima riflessione al termine della vacanza: la felicità sta davvero nelle piccole cose. Lo racconta la gioia nel volto di Giacomo ed Eleonora per mezz’ora di calcio con mamma e papà, in un campetto in cemento a bordo lago.
Seconda e ultima riflessione. Mentre correvo questa mattina lungo il solito percorso di casa pensavo a quanto fosse più semplice e rassicurante allenarsi qui: sulla pista ciclabile di cui conosco a memoria ogni metro.
Allenarsi lontano da casa significa esplorare percorsi nuovi, prepararsi a imprevisti e difficoltà inaspettate, reinventare il percorso a seconda di quello che si trova; significa allenarsi non solo a sopportare la fatica ma anche all’imprevisto, all’ignoto.
Lo stesso è viaggiare: ti costringe a metterti in gioco, a confrontarti con persone, situazioni e luoghi che non ti sono familiari. E proprio per questo è straordinario.
A lungo andare - non credo di esagerare - è un allenamento alla vita che non sempre scorre lungo percorsi noti e già sperimentati.
Uscire dalla propria comfort zone: credo che in questo stia molto del fascino del viaggio e che sia uno straordinario insegnamento anche per i nostri figli.
Viaggiare significa anche, se possibile, incontrare persone e tessere relazioni. Credi di averlo già scritto su questo blog: una delle ricchezze del Cammino di Santiago, percorso a piedi ormai quasi vent’anni fa, sono state proprio le relazioni con gli altri pellegrini e gli abitanti dei pueblos lungo il Camino (in questo il viaggiare a piedi aiuta straordinariamente).
Mi pare che sia un tassello che è mancato a questo breve viaggio: i Croati sono (o appaiono) spesso scontrosi, quasi infastiditi dal doversi relazionare con i turisti, talvolta li ho trovati proprio maleducati. Certamente non ho trovato in Croazia l’ospitalità antica dell’Italia meridionale. Ho percepito anzi un distacco - che sembra voluto - tra la popolazione locale e quella ospite: c’è - mi pare - nella gente di queste terre poca voglie di raccontarsi.
Ho comunque scoperto una terra straordinariamente bella, con una natura incontaminata - se vogliamo un po’ ostile per via della lingua e appunto della gente con cui non è semplice entrare in relazione - ma che vorrei proprio continuare ad esplorare.
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