domenica 14 luglio 2019

Back home

Torno a casa felice. Abbiamo lasciato il Camping Marina (e la bici di Ele… ) in tarda mattinata prevedendo subito una breve sosta a Skradin per acquistare qualche prodotto locale nelle bancarelle degli agricoltori sul lungo lago. Poi - e questo era il piano segreto mio e di Giacomo - abbiamo organizzato una partita di calcio in famiglia, per l’esattezza baeta (senza il portiere), approfittando di un campetto in cemento dotato di due porticine che Giacomo e io avevamo adocchiato già ieri quando siamo scesi in bicicletta per comprare il latte e la verdura (memorabile il ritorno al campeggio scalando i tornanti per 200 m. di dislivello immaginando di essere Indurain). Per la cronaca, è finita 5-4 per Veronica e Giacomo in rimonta (c’è da dire che Ele e io abbiamo sbagliato un rigore).    
Sosta a Miramare per la notte e poi, per chiudere degnamente la vacanza, gita al Parco Avventura di Trieste dove i ragazzi (e questa volta anche Veronica!) si sono arrampicati come scoiattoli sugli alberi.
Prima riflessione al termine della vacanza: la felicità sta davvero nelle piccole cose. Lo racconta la gioia nel volto di Giacomo ed Eleonora per mezz’ora di calcio con mamma e papà, in un campetto in cemento a bordo lago.
Seconda e ultima riflessione. Mentre correvo questa mattina lungo il solito percorso di casa pensavo a quanto fosse più semplice e rassicurante allenarsi qui: sulla pista ciclabile di cui conosco a memoria ogni metro.
Allenarsi lontano da casa significa esplorare percorsi nuovi, prepararsi a imprevisti e difficoltà inaspettate, reinventare il percorso a seconda di quello che si trova; significa allenarsi non solo a sopportare la fatica ma anche all’imprevisto, all’ignoto.
Lo stesso è viaggiare: ti costringe a metterti in gioco, a confrontarti con persone, situazioni e luoghi che non ti sono familiari. E proprio per questo è straordinario.
A lungo andare - non credo di esagerare - è un allenamento alla vita che non sempre scorre lungo percorsi noti e già sperimentati.  
Uscire dalla propria comfort zone: credo che in questo stia molto del fascino del viaggio e che sia uno straordinario insegnamento anche per i nostri figli. 
Viaggiare significa anche, se possibile, incontrare persone e tessere relazioni. Credi di averlo già scritto su questo blog: una delle ricchezze del Cammino di Santiago, percorso a piedi ormai quasi vent’anni fa, sono state proprio le relazioni con gli altri pellegrini e gli abitanti dei pueblos lungo il Camino (in questo il viaggiare a piedi aiuta straordinariamente).
Mi pare che sia un tassello che è mancato a questo breve viaggio: i Croati sono (o appaiono) spesso scontrosi, quasi infastiditi dal doversi relazionare con i turisti, talvolta li ho trovati proprio maleducati. Certamente non ho trovato in Croazia l’ospitalità antica dell’Italia meridionale. Ho percepito anzi un distacco - che sembra voluto - tra la popolazione locale e quella ospite: c’è - mi pare - nella gente di queste terre poca voglie di raccontarsi.

Ho comunque scoperto una terra straordinariamente bella, con una natura incontaminata - se vogliamo un po’ ostile per via della lingua e appunto della gente con cui non è semplice entrare in relazione - ma che vorrei proprio continuare ad esplorare.




venerdì 12 luglio 2019

Epilogo di una vacanza stupenda

Le vacanze finiscono. Tutti gli anni sempre la stessa storia, lo stesso deja-vu. Ogni volta con quella stassa amarezza perchè si vorrebbe durassero ancora, che si protrassero all’infinito. E questo irrealizzabile desiderio di condurre una vita come la vacanza terminata nasce da un recap della nostra mente di quel che è stato vissuto nelle ultime brevissime ma intense due settimane, che nonostante i momenti più difficili appare magnifico al confronto con la monotonia della quotidianità.
È questo recap che la mia mente sta facendo in questo momento, prima di andare a dormire la penultima, se non addirittura l’ultima notte di questa vacanza. E i ricordi sono più limpidi che mai: mi sembra di rivedere, a tratti quasi in terza persona, e di poter rivivere in questi attimi ogni secondo di viaggio, da quel venerdì in cui partimmo solo nel pomeriggio inoltrato per via di vari motivi e poi il viaggio dopo cena, fino a notte inoltrata, per fare camper service e risparmiare tempo, la basilica Eufrazijeva e il parcheggio di Parenzo, le corse in bici un po’ pericolose tra il campeggio e la cittá di Rovigno, le passerelle tra libellule e anatroccoli nei laghi di Plitvice, il museo delle illusioni prima del tramonto scenografico sul lungomare sonante di Zara, poi i fondali di Murter, i castelli di Sebenico e il palzzo di Diocleziano a Spalato, finendo con la giornata di oggi con la carneficina del parco di Krka e le mille e una avventure della bici di Eleonora. E tra qualche ora sarà già domani. Venerdì. Il giorno prima del sabato che mette il punto al capitolo della nostra estate dedicato alle vacanze in Croazia. Ma domani? Domani bo, domani sará un giorno da vivere alla giornata, ora per ora, minuto per minuto, secondo per secondo. Le proposte di attività divertenti per goderselo a pieno sono molte, quasi però quanti i souvenir che mancano da comperare. Ma sará un venerdí stupendo, anche se non si sa bene ancora cosa ci aspetterá, che lascerá in tutti noi un ricordo speciale delle vacanze. Sì perché dopo il venerdì arriverà - anzi ci travolgerà tutti come una valanga che scende veloce e implacabile - il sabato e con esso un ritorno a quella monotonia della quotidianità di cui si parlava poc'anzi, fatta di ansie e preoccupazioni, di cose da fare è termini da rispettare, e tutti sperimenteremo che la vacanza è terminata. E ci pervaderá quel blu perchè essa non è potuta durare ancora, perchè non è possibile che si protragga all’infinito. Ma in fin dei conti è giusto ed è bello così. Perché tutte le cose belle prima o poi terminano, a causa del tempo, bestia che scorre inesorabile. Ma bisogna essere felici. Perché se io guardo nei miei 16 anni passati, seppur siano essi pochi, vedo molte bellissime esperienze, che sono terminate tutte, ma da ognuna delle quali mi sono portato dietro qualcosa. E dunaue la conclusione di un viaggio, o di una aualsiasi avventura è triste, perchè qualcosa di bello è finito, ma è anche motivo di gioia, perchè abbiamo passato dei bei momenti, abbiamo scoperto nuove culture ci siamo divertiti e siamo sempre riusciti a superare le difficoltà a modo nostro. E se vivessimo una bella esperienza che però non finisse mai, finiremmo per ricadere nella monotonia della quotidianità. Scrivo questo probabilmente per convincere me stesso in primis che è così, perchè non nascondo un’amarezza nel dover lasciare in rimessa questo camper che è stato per noi teatro di mille avventure e che per un po’ di tempo sará lontano dai noi, ma guardo avanti e vedo ancora metá delle vacanze estive, metá della pausa più attesa prima di cominciare un anno scolastico che come ogni anno sará pieno di obiettivi e aspettative che però finiranno per mutare in corso d’opera. E questa metà estate allora sarà meglio renderla indimenticabile, come d’altronde lo sono state le vacanze in Croazia della prima metà, che purtroppo però giunge ormai all’epilogo.
Giacomo



Sulla strada verso casa

La vacanza volge al termine, quest’anno prima del solito. I ragazzi protestano e non posso dargli torto: avrei voluto anch’io prolungare il tour della Croazia di un’altra settimana almeno, così da arrivare a Dubrovnik, come avevamo progettato, e magari fare ritorno a casa passando da Mostar e Sarajevo, Zagabria e Lubiana. 
Ma gli impegni di lavoro non ce lo permettono. Per quest’anno è andata così. Ci consoliamo progettando qualche scampolo di vacanza ad agosto, magari ad Acciano e/o nelle Dolomiti.
La penultima giornata di vacanza è stata senza dubbio la peggiore. Siamo a Lozovac, nei pressi del Parco Nazionale del Krka, dove siamo arrivati provenendo da Spalato, in quella che è la prima tappa del viaggio di ritorno.
Il Parco Nazionale del Krka è simile a quello di Plitvice ma è più piccolo e per questo, pensavo, meno affollato. Così questa mattina ce la siamo presa con calma: dopo colazione mi sono dedicato alla manutenzione delle biciclette, in particolare di quella malandata di Eleonora (che da tempo protesta per le condizioni della sua che, ci ricorda, abbiamo acquistato di seconda mano): ho aggiustato un freno, oliato la catena e sistemato alla bene e meglio il sellino. Verso le 11,00 ci siamo messi in sella e diretti all’ingresso del Parco. Dopo meno di un chilometro primo imprevisto: la catena della bicicletta di Eleonora, proprio oggi, si è improvvisamente spezzata. In mezzo alla campagna non c’è stata altra soluzione che lasciare la bici a lato della strada e proseguire con le altre tre: Eleonora si è accomodata sul portapacchi della mia.
L’ingresso del Parco Nazionale del Krka è un piazzale affollato di autobus e turisti e chioschi di ogni tipo dove è possibile comprare, oltre agli immancabili souvenir, panini e bibite, olio e frutta secca, gite organizzate… . Avremmo dovuto intuire che il sito era infrequentabile dal caos che regnava in quel piazzale, invece non ci abbiamo fatto caso: acquistati i biglietti (spendendo complessivamente circa 90 euro, mica bruscolini…) ci siamo diretti all’inizio del percorso attraverso un sentiero sterrato di circa un chilometro che scende verso i laghi. Giunti a destinazione una scena raccapricciante: centinaia di persone imbottigliate sulle passerelle lungo le quali a tratti nemmeno si riusciva a camminare: addirittura peggio che a Plivitce. La maggior parte dei turisti era diretta al lago principale nel quale è consentita la balneazione a ridosso delle cascate. In effetti una volta arrivati lì una distesa di bagnanti con asciugamani e oli abbronzanti occupavano ogni spazio di terreno disponibile (in quanto non occupato da chioschi).
L’unica cosa che desideravo a quel punto era di andarmene prima possibile - non ci è nemmeno passato per la testa di fare il bagno in mezzo a quella calca. E infatti appena terminato il picnic ci siamo affrettati a percorrere il tratto rimanente del percorso e siamo ritornati al piazzale.
È un vero peccato perché il sito in sé sarebbe meraviglioso: anche qui, come a Plitvice, lo spettacolo delle cascate e dei laghi è notevole ma la gestione del Parco è pessima: da tutta la costa - dove innumerevoli agenzie propongono pacchetti escursionistici verso le isole e i parchi - decine e decine di autobus e van scaricano ogni giorno nel Parco migliaia di turisti, ben di più di quanti il sito possa contenere, con la conseguenza di rendere quello che è un contesto naturale unico in un orribile carnaio.
Annoto in chiusura l’itinerario che abbiamo seguito da Murter a qui: da Šibenik (spettacolare la vista della foce del fiume Krka dalle fortezze veneziane che sormontano la cittadina che invece in sé ho trovato fatiscente), ci siamo portati a Trogir (meraviglioso centro storico medievale impreziosito dalla superba cattedrale) da dove abbiamo raggiunto Spalato (sostando per la notte in un tranquillo parcheggio di una zona residenziale poco distante dal centro storico). La “capitale del sud” merita la visita già solo per il Palazzo di Diocleziano, grandiosa testimonianza dell’epoca romana, viva - in quanto cuore della città - e ovviamente sovraffollata di turisti. La città - che è una buona idea ammirare arrampicandosi sulla collina di Marjan, una foresta nel cuore di Spalato - è moderna e affascinante, protetta dalle montagne a oriente e aperta sull’Adriatico.

Ora rotta verso l’Italia.


lunedì 8 luglio 2019

La quiete dopo la tempesta

Ieri giornata afosa. Le Incoronate quasi scomparsa all’orizzonte, il cielo metallico. Passiamo il pomeriggio prima agli scivoli acquatici, poi chiusi in camper (con l’aria condizionata) a sfidarci con i giochi in scatola e a carte. Dopo cena all’orizzonte il cielo si fa plumbeo: non c’è il solito tramonto col sole che si abbassa sul mare lasciando una scia dorata ma è subito scuro e in lontanza il cielo lampeggia: sulle Incoronate si sta abbattendo un temporale (le previsioni lo avevano annunciato).
Vado a lavarmi i denti, ci prepariamo per andare a dormire. Uscendo dal bagno sento qualche goccia di pioggia. L’aria è ferma. Ripariamo sotto il tendalino maschere e pinne e andiamo a dormire. All’improvviso il vento sibila violento sopra il camper e lo scuote, Eleonora lancia l’allarme chiedendoci di aiutarla a chiudere la finestra della sua cuccetta che sbatte pericolosamente. Succede tutto in un secondo. Capisco che il tendalino là fuori è in pericolo: mi precipito giù dal letto scalzo e in mutande ed esco per ritirarlo. Scende anche Veronica. Siamo nel mezzo di una tromba d’aria: tutto vola, vengo colpito dalla pioggia e dai sassolini del selciato che frullano nell’aria, senza pensarci un secondo inizio a riavvolgere la tenda che però sta volando sopra il camper con le gambe ancora aperte ed è indomabile: sbatte da ogni parte e non vuole saperne di rientrare. Per fortuna in quel momento arriva Giacomo - che era in bagno e sta rientrando: afferra il tendano dalla barra orizzontale e lo tiene, per quanto possibile, ancorato al suolo. Si riavvolge finalmente. Buttiamo alla rinfusa tutto quello che risuciamo dentro il camper e ci ripariamo.
Vado a dormire in ansia per le condizioni del tendalino: sembra si sia staccato dalla parete del camper, potrebbe essere un danno grave. Domani vedremo.   
Sembra retorico eppure è così: dopo la tempesta (qualsiasi tempesta?) c’è il sereno e le cose si vedono più nitidamente, come le Incoronate che ’sta mattina sembra di poterle toccare. Sistemiamo il campo da battaglia, recuperiamo le nostre cose (all’appello manca solo un sacco per la raccolta differenziata, chissà se mai lo ritroveremo). Svolgo il tendalino e lo pulisco: fortunatamente non sembra seriamente danneggiato: in qualche punto l’alluminio si è leggermente deformato. La questione più grave (e più urgente considerato il viaggio di ritorno)  è l’ancoraggio della struttura al camper: cercherò di sistemarlo. 

Ultimo giorno in questo (ritrovato) paradiso: prolunghiamo fino a domani la permanenza a Murter, poi - è previsto l’arrivo di una nuova perturbazione e speriamo davvero ci sia e sia una cosa seria sennò come potremo lasciare questo posto? - ci sposteremo verso Spalato da cui faremo ritorno a casa. Niente Dubrovnik per quest’anno: sarà per la prossima occasione. Bisognerà impostare il navigatore e seguirlo diligentemente senza cedere alla tentazione di una deviazione.



sabato 6 luglio 2019

Prima settimana

Non vorrei essere da nessun’altra parte al mondo. Il mio posto è qui, a Murter, Dalmazia centrale, di fronte all’Adriatico e all’arcipelago delle Incoronate. E sinceramente non so se o come potrò mai andarmene da qui.
Il camper è parcheggiato su uno scoglio a ridosso del mare, a cui si accede direttamente dalla piazzola. Lo scenario di cui godiamo quando siamo a tavola o a letto o qualsiasi altra cosa facciamo è il mare blu cobalto, che a riva si colora di smeraldo. Sullo sfondo si intravvedono le linee sinuose delle Incoronate, ogni tanto passa una barca a vela. Il suono delle onde che accarezzano le rocce è intervallato dal cinguettio degli uccelli, ospiti dei pini marittimi che rivestono gli scogli e donano ombra alle piazzole profumando l’aria.   
Siamo arrivati in questo angolo di paradiso per caso reinventando il programma di viaggio che dopo Rovigno avrebbe previsto alcuni giorni all’isola di Cres prima di addentrarci nell’entroterra per raggiungere Plitvice.
E invece, prudenzialmente a causa di un lieve eritema solare che ha colpito Eleonora e già appagati da due giorni di mare, abbiamo deciso di andare subito ai laghi di Plitvice, rinviando Cres al ritorno o a una prossima volta.
La strada che da Rovigno porta al Parco Nazionale dei laghi di Plitvice, specie dopo Fiume, ci ha consentito di scoprire una Croazia ormai in via di estinzione, almeno sulla costa, fatta di villaggi poveri e rurali i cui abitanti sembrano vivere fuori dal tempo: in molte delle modeste fattorie che costeggiano la strada insegne artigianali informano gli automobilisti che sono in vendita med e sir, miele e formaggio: ne abbiamo approfittato per rifornire la cambusa di prelibatezze a km 0.
Il Korana Camping, gestito dall’Ente Parco Nazionale dei laghi di Plitvice, è un enorme parco di doline e querce, senza piazzole delimitate, dove è possibile godere di tutta la pace e privacy che si possa desiderare (anche se poi i campeggiatori per comodità prediligono tutti le aree a ridosso dei servizi igienici e così abbiamo fatto noi). Nel campeggio, come anche nel Parco Nazionale, sono ammessi i cani  (come abbiamo imparato, non è scontato in Croazia) a cui invece non è consentito l’ingresso nella navetta che collega il campeggio all’ingresso del Parco. Così siamo stati costretti a raggiungerlo in camper - impensabile andarci in bicicletta percorrendo la trafficatissima statale - lasciando di prima mattina (e un giorno prima del previsto) il campeggio.
I laghi di Plitvice sono meravigliosi come me li aspettavo (non c’è persona a cui ho detto che andavo in Croazia che non me ne abbia parlato in termini entusiastici): il colore dell’acqua e il susseguirsi di cascate e laghetti è davvero incredibile. Come tutti i siti turistici famosi, è però preso d’assalto dai turisti, così si percorrono le passerelle lungo i laghi in processione con ingorghi per i selfies nei punti più panoramici - retaggio questo del turismo di massa all’epoca degli smartphone - il che, devo essere sincero, toglie un po’ di poesia al contesto. Inoltre i percorsi obbligati - che, capisco, servono a preservare l’ambiente - impediscono di godere appieno della natura che, in definitiva, è l’essenza dell’esperienza in un parco naturale.
Da Plitvice abbiamo poi raggiunto una piccola area di sosta improvvisata nei pressi di Zara (ricavata in un terreno adiacente a una fabbrica di marmo, probabilmente dagli stessi proprietari: lo si deduce dal fatto che tutto nell’area di sosta sia realizzato in marmo: dalla piscina ai bagni, alla “reception”).

Zara è una città vivace, ferita più volte dalla guerra e tuttavia non arresa; il centro storico conserva gelosamente le opere d’arte scampate ai bombardamenti, nascoste tra orribili palazzi degli anni ’50. Si respira in città un’atmosfera frizzante: la gente sembra essersi riappropriata delle strade e delle piazze che sono piene di giovani (la maggior parte dei quali, rifletto, nemmeno erano nati all’epoca della guerra di indipendenza) e di famiglie. Al tramonto ci siamo portati sul molo per godere del the most beautiful sunset in the world (Hitchcock): insieme a centinaia di altre persone, assiepate intorno al Saluto al Sole, sedute sui gradini dell’Organo Marino di Nikola Bašić, abbiamo ammirato il lento scomparire del sole all’orizzonte.