Da Marzamemi ci siamo portati a Noto - elegante, adornata dai palazzi settecenteschi del centro storico e dalle chiese barocche che, seppur maestose, sembrano fragili, fatte di sabbia - per poi dirigerci verso Ragusa Ibla.
Tappa intermedia a Marina di Ragusa perfetta con il suo ampio lungomare per il jogging settimanale: ho corso in uno scenario indimenticabile tra le palme e il Mediterraneo.
Marina di Ragusa è una piccola Riccione, affollata di turisti viziati da ogni comfort possano desiderare.
La gente in questa parte di Sicilia sembra più aperta, estroversa. Massimo, il gestore dell'area di sosta nella quale ci siamo sistemati, mi ha subito conquistato con la sua simpatia.
C'è molta differenza tra le aree di sosta e i campeggi: preferisco di gran lunga le prime non solo perché più economiche ma anche perché nei campeggi finisco per sentirmi prigioniero dei regolamenti, talvolta assurdi, imposti dalla Direzione, della maleducazione dei campisti (per dirla alla Quenau), spesso coalizzati in microcomunità, delle canzoni dell'estate propinate ininterrottamente (tranne che nella fascia oraria del silenzio, beninteso).
Un pezzo del mio cuore è rimasto a Ibla: è incantevole: avvicinandocisi in camper sembra di arrivare a Matera - la città vecchia, che si scorge dall'alto, nascosta alle spalle di quella nuova, è arrampicata sulla collina con le case addossate le une alle altre.
Addentrandosi nei vicoli, salendo e scendono gli scalini che li intersecano, si scopre una città viva, animata. Al tempo stesso passeggiare per Ibla è un viaggio nel tempo che riporta nella Sicilia di molti anni fa (qui sopravvivono, ad esempio, gli ottocenteschi circoli di conversazione). Mi ci sarei fermato volentieri più a lungo. Ma ci aspetta Agrigento: c'è ancora molta strada da fare.
P.S.
A Marina di Ragusa siamo incappati nella prima disavventura di questa vacanza: ne scriveranno Giacomo ed Eleonora...
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