domenica 30 luglio 2017

Sud

Siamo a Marzamemi, profondo sud, a pochi chilometri dalla punta più meridionale della Sicilia, alla latitudine del nord Africa. 
I centri urbani sono circondati da distese di campi ingialliti (di tanto in tanto inceneriti) intervallati, in questa zona, da teorie infinite di serre nelle quali si coltivano i pomodori. 
Il cielo è azzurro intenso, il mare blu, gli edifici antichi bianchi e ocra. 
La Sicilia è una terra di contrasti forti, nella quale più che altrove si intrecciano colori e culture.  
Siracusa conserva intatte le tracce del proprio passato glorioso: nel maestoso teatro greco di Neapolis, nel colonnato ionico del Duomo di Ortigia che testimonia la presenza dell’antico tempio greco… Si può immaginare l’effetto scenico che poteva avere la città per chi duemila anni fa arrivava dal mare.
Abbiamo passeggiato lungo i vicoli di Ortigia insieme a Beniamino, un collega siracusano di Veronica, che ci raccontava di come sia profondamente cambiata la città negli ultimi anni che oggi è, nella parte più antica, totalmente riconvertita al turismo di massa. In effetti Ortigia è un enorme ristorante diffuso: non c’è palazzo che non ospiti al piano terra una trattoria, un ristorante, un caffè (lo stesso può dirsi del centro storico di Marzemini). Fortunatamente questo è avvenuto con criterio senza snaturare la bellezza di quest’isola ricostruita in stile barocco dopo il terremoto del 1693.
Venerdì abbiamo fatto snorkeling nel Plemmirio - il siracusano è ricco di aree naturalistiche - in una caletta di scogli adiacente l’agriturismo nel quale ci siamo fermati. Giacomo ed Eleonora hanno dovuto vincere un po’ di diffidenza iniziale ma il coraggio è stato ripagato dallo spettacolo che si gode nel nuotare in mezzo a banchi di pesci di ogni tipo.
Ora ci aspetta il barocco di Noto e Ragusa Ibla. Poi, attraverso Agrigento, raggiungeremo la Sicilia occidentale.






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