Rientrando dalla corsa stamattina pensavo che la vita in camper ha qualcosa in comune con i miei primi anni di vita: quando inizi ad avere le coordinate del posto in cui ti trovi, è già ora di andare via. È un buon allenamento per imparare ad affrontare i cambiamenti (ho constatato molte volte quanto per me sia più facile rispetto, ad esempio, a Veronica) con qualche innegabile controindicazione.
Sant'Alessio Siculo è il classico paesino del sud, sviluppatosi velocemente lungo il litorale, con la parte antica arroccata sulla collina.
In questa stagione la via prlncipale del paese (che ha un nome altisonante: via Consolare Valeria) e il lungomare sono costeggiate da una fila continua di automobili lungo ambo i lati, cosa che rende particolarmente pericoloso, tra l'altro, il transito delle biciclette. Ciononostante ci siamo avventurati in paese un paio di volte.
Ho subito adocchiato la pescheria dove ieri mattina con Giacomo ho comperato cozze, pesce spada e ricciola che la sera ho fatto alla brace.
Cena fronte mare in un campeggio improvvisamente svuotatosi dei turisti del posto che nel week end lo avevano completamente riempito.
Amo la Sicilia che mi riporta alle vacanze da bambino.
Giacomo ed Eleonora nuotano con sicurezza nel mare che qui è subito molto profondo: abbiamo già provato le immersioni in apnea e l'esplorazione dei fondali con maschera e pinne (Giacomo, ahimè, ha anche avuto un incontro ravvicinato con una medusa). Insomma un salto indietro di quarant'anni quando, più o meno alla loro età, con i miei fratelli passavamo ore nel mare nero di Pantelleria.
E amo anche i Siciliani che dietro a una certa ruvidezza conservano e praticano ancora oggi l'antico culto dell'ospitalità.
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