Taormina è splendida, non si può dire altro. La vista sul mare che si gode dal paese, gli scorci sulla macchia mediterranea, i palazzi nobili perfettamente restaurati ne fanno un bijoux. Questo paradossalmente è al tempo stesso il pregio e il principale difetto di Taormina diventata, al pari di altre rinomate località turistiche, un presepe per turisti, incanalati lungo stradine affastellate di ristoranti, negozi di souvenir. E boutiques. Perché Taormina è chic: oltre ad essere meta del turismo di massa, non rinuncia ad essere una località esclusiva ed è interessante constatare questa contraddizione tra l'essere per pochi (mai visti tanti hotel di lusso nello stesso posto) e nello stesso tempo per tutti. Il teatro greco, con lo scenario del golfo alle sue spalle, è spettacolare come me lo ricordavo: peccato soltanto che un velo di afa nascondesse il profilo dell'Etna, imponente sullo sfondo.
Catania è diversissima. Viva e pulsante, ho subito amato questa città, che da tempo desideravo visitare alla ricerca di una parte di me. Osservando i palazzi fatiscenti delle vie periferiche al centro, ho immaginato la vita e la storia di molti siciliani poverissimi che, come i miei bisnonni, da qui sono partiti cento e più anni fa verso un paese straniero che, intendiamoci, poteva essere anche Milano o Torino. Il centro storico, gravemente offeso dal terremoto del 1693, è stato meravigliosamente ricostruito in stile barocco e colorato con le tinte grigio nere della pietra lavica. Il miglior cannolo siciliano che abbia mai mangiato è (per ora) indiscutibilmente quello di Savia.
Da Catania siamo saliti al Rifugio Sapienza (1910 m. s.l.m.) sull'Etna dove abbiamo pernottato. Ieri con una guida alpina abbiamo raggiunto i crateri sommitali del vulcano (3330 m.) con la funivia, un tratto in fuoristrada e tre ore di camminata (più altrettante per il ritorno: va precisato sennò i bambini reclamano).
Paesaggio lunare, nero e rossastro, totalmente privo di flora e fauna, disegnato dalle esplosioni vulcaniche e dalle colate laviche succedutesi negli anni. La terra viva sotto ai nostri piedi come si percepisce dagli sbuffi di vapore tutt'intorno. In cima zaffate pungenti di zolfo e un tappeto giallo a interrompere la monotonia cromatica della pietra lavica.
E Catania, là sotto, viva, pulsante.
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